Buon 1° Maggio

Creato il 01 maggio 2013 da Giulianoguzzo @GiulianoGuzzo

Ancora oggi, per qualcuno, il lavoro è routine; alzarsi al mattino con la fretta d’arrivare a sera e il pensiero che arrivi presto fine mese. Una ripetizione meccanica né bella né brutta, ma necessaria. Per altri il lavoro invece è fatica, un sacrificio quotidiano risarcito solo dalla gioia di poter sostenere la propria famiglia. E’ il lavoro come lo vivono molti padri e molte madri, che non hanno visto la guerra ma sanno comunque cos’è una battaglia, quando in casa le spese aumentano e le entrate sono quello che sono.

Per i giovani il discorso è diverso. Qualcuno, premiato dalla passione e da qualche conoscenza, già lavora, e magari lavora da anni, mentre la maggioranza stenta a fare il proprio ingresso in quello che con espressione spaziale è noto come “il mondo del lavoro”. Un mondo che prima di accettarti, anche se sei laureato e magari sai più lingue, richiede selezioni, tentativi, attese snervanti, a volte umiliazioni. E’ un’odissea che le pur aggiornate statistiche fotografano fino ad un certo punto, perché i numeri non rilevano la paura, il nervosismo e neppure i cattivi pensieri che a volte vengono in mente.

Ci sono infine altri – giovani e meno giovani – che purtroppo oggi non possono neppure dire cosa sia per loro il lavoro. Perché l’hanno perso pur avendo una famiglia da mandare avanti. Perché hanno cambiato mille mestieri senza poi trovarne uno. O più semplicemente perché a un’occupazione hanno ormai rinunciato, in attesa che i portoni della crisi si chiudano e torni a girare aria buona, aria di speranza.  A tutti, ma in particolare a questi ultimi, a quelli che dopo il lavoro stanno perdendo la speranza, buon 1° maggio.

Direte che non è più la vostra festa, ma non è così. Ora non avete un lavoro, è vero, ma la dignità non si licenzia. E per la dignità, anche vi fosse rimasta solo quella, non dovete mollare. La politica deve ascoltarvi di più, non siete sostenuti a dovere e il momento è pessimo. Tutto sacrosanto. Ma se terrete duro, se baratterete la rassegnazione con la voglia di riscatto, lo troverete un lavoro. E quel giorno, quando incasserete lo stipendio più sudato di tutti gli stipendi e vi guarderete indietro, avrete l’orgoglio di chi ha lottato. Di chi ce l’ha fatta. Di chi ha imparato molto di più di un lavoro.



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