Centoventidue anni fa nasceva Tolkien, e come ogni 3 gennaio scrivo qualcosa per ricordare la data.
Molte volte mi è capitato di discutere il mio interesse per Tolkien, trovando riscontri per lo più negativi.
Ante-Jackson Natum, il professore oxoniano era un illustre sconosciuto nell’Italia provinciale degli anni ’70-’80. Qualcuno tra i più anziani ricordava i campi Hobbit per i giovani fascisti, le traduzioni di Rusconi, il legame con la catto-massoneria (peraltro mai chiarito, e perciò più probabile), e in genere tutto il mondo politico di destra che si è appropriato dell’opera di Tolkien.
Post-Jackson-Natum i riscontri sono duplici: o giovani (ma anche meno giovani) che non hanno letto nel libro del futuro le disgrazie che questi film hanno prodotto per Tolkien, e che sono tutti enfatizzati, leggono il romanzo come fosse un gadget del film, o rimangono ad una lettura consumista e superficiale.
Oppure mi viene risposto: sì, sì, ho capito chi dici, quello col mostro che dice “tesssoro”. Gli ho comprato l’uovo di Pasqua a mia figlia.
Altre volte le persone socchiudono ghi occhi, storcono bocca e naso in una smorfia che deforma il viso una sorta di morphing digitale, come se stessi parlando di coloproctologia. Dopodiché tirano fuori una sfilza di titoli di libri che parlano di lager nazisti, figli morti, bambine violentate e cose così. Lapidariamente aggiungono “Io non leggo queste cose”. Al che tu taci e pensi di essere una vera stupida.
Ad uso esclusivo del lettore di passaggio mi soffermo brevemente sul fatto leggere solo libri di lager nazisti non fa miracolosamente diventare più buoni o più intelligenti. Non c’è una piramide alimentare per quel che riguarda i libri, purchè si mangi in maniera variata, altrimenti lo stomaco va in cancrena. Ci si può cibare di una dieta fatta prevalentemente di classici e ogni tanto prendere una porzione di fantasy o fantascienza senza rovinarsi nessuna fedina penale di lettore.
E chi legge solo libri sui lager nazisti, o su tragici divorzi, storie familiari disperate, non ha la mia simpatia più di quanto l’abbia chi si nutre esclusivamente di Twilight e Trono di spade.
A questo punto mi sono sentita estremamente fortunata. Ho conosciuto Tolkien casualmente e l’ho letto e studiato con passione. Per comprenderlo meglio ho cercato di leggere ciò che aveva letto lui: un immenso corpus di miti e leggende europee e scandinave, oltre che la critica storica e filologica. Inutile dire che dopo qualche anno mi sono dovuta arrendere. Ma nel frattempo ho fatto molte altre belle e fruttuose amicizie.
L’humus da cui è nato Tolkien è molto ricco e stratitificato, così come la sua opera. Pensare che ci siano solo gnomi e mostriciattoli be’, sì, è da veri ignoranti.
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