Buon Natale da Weimar

Creato il 24 dicembre 2012 da Albertocapece

Il governo Monti… pardon Bruning

Ricordate i bei tempi in cui bastava “dimettersi da italiani” per salvarsi la coscienza e sentirsi di sinistra? Gioco facile visto il personaggio che regnava e che molti adoravano un po’ per idiozia, un po’ per interesse e un po’ per televisione: facile e inutile, anche Nietzsche si dimise da prussiano  a 25 anni ma questo non lo salvò dall’essere coinvolto post mortem dentro il torbido meccano del nazionalismo tedesco. Infatti siamo tutti coinvolti dentro ciò che non vogliamo. ma purtroppo coinvolti in ciò che siamo. Ieri come non mai la repubblica nata dalla Resistenza è apparsa fragile e allo stadio terminale.

L’affarista senza scrupoli è ricomparso ieri, azzannato da uno dei suoi servi televisivi che ne fiuta il declino e rende servigio al nuovo possibile padrone, una scena da commedia dell’arte che sintetizza Arlecchino, Pulcinella e ad, essere maligni, Colombina in un solo volto lucido e tirato. Tutto questo mentre il teorico del profitto ossia dell’affarismo senza scrupoli cosmopolita si sottraeva al giudizio popolare presentandosi come salvatore per tutte le stagioni. Senza che nessuno gli facesse domande accurate sulla sua agenda o gli contestasse il disastro economico o anche solo quella legge di stabilità da basso impero la cui ontogenesi riassume la filogenesi politica del Paese: democristiana della sua ipocrisia, (le nuove tasse arrivano dopo le elezioni), craxiana nello spreco clientelare, berlusconiana per gli affari delle grandi opere, gli inganni dell’ultimo minuto e  i commi pasticciati. Ma con un tocco di originalità: la noncuranza esplicita verso le persone, l’iniquità, i tagli alla sanità e all’istruzione. E  appena 115 milioni per i malati di Sla e tutti gli altri disabili gravi: la presa in giro finale.

Però nessuno si dimette più da italiano perché si parla di ipotetiche salvezze e perché lo stile è giusto e non sguaiato: siamo inguaribili stilisti che spaccano il capello in quattro per un galantuomo come Ingroia, dando per scontato il diritto al seggio di qualsiasi grassatore. Ma sotto lo stile c’è poco o nulla e così non ci accorgiamo di essere ormai in piena repubblica di Weimar che appunto terminò con l’avvento di economista nominato direttamente dal presidente della Repubblica e basato sull’appoggio del centro cattolico e su quello per quanto esitante dei socialdemocratici perché occorreva pagare i debiti di guerra in piena crisi economica e basato sull’idea, in linea con le teorie economiche liberali, secondo cui una minore spesa pubblica avrebbe avviato la ripresa economica. Così Brüning tagliò drasticamente le spese statali. Dopo di lui il diluvio nazista.Ma oggi il fatto che un premier nominato si dimetta dopo aver ricevuto non la sfiducia, ma la fiducia dal Parlamento, non ci suscita alcuna preoccupazione, la circostanza che si proponga ancora come presidente del consiglio, senza passare per urne non basta a farci capire che sono altri i poteri che decidono e che l’elettorato è ormai esautorato.

Perciò buon Natale di Weimar. Nessuno dice più che si dimette da italiano. E a che servirebbe del resto? Gli italiani sono già stati licenziati dal proprio futuro.


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