«Buona scuola» contestata. Anche Menfi si unisce alla protesta

Creato il 05 maggio 2015 da Comunalimenfi

Scatta oggi, martedì 5 maggio, lo sciopero generale nazionale della scuola indetto unitariamente, dopo 7 anni dall’ultimo, dai sindacati più rappresentativi del comparto: Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals e Gilda.

Il mondo della scuola torna a far sentire la propria voce contro il disegno di legge “La buona scuola”, che dopo la discussione in Commissione Cultura alla Camera, dovrebbe approdare in Parlamento, come annunciato dallo stesso presidente del Consiglio Renzi, il prossimo 19 maggio.

Gli aderenti allo sciopero della Provincia di Agrigento confluiranno nella manifestazione organizzata a Palermo, che raggiungeranno con diversi pullman in partenza da Sciacca.

Anche da Menfi sono partiti, alla volta di Palermo, molti professori, personale amministrativo, collaboratori scolastici e studenti. Uno sciopero generale, indetto da Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda per protestare contro la riforma della scuola pubblica del governo Renzi. Un disegno di legge che non piace ai sindacati. “La Buona Scuola”, hanno più volte ribadito le cinque sigle, rappresenta un attacco alla scuola pubblica e alla sua autonomia, alla libertà di insegnamento e al diritto allo studio.

In Sicilia le manifestazioni saranno due, con la partecipazione di tutte le città dell”isola: una a Palermo, l’altra a Catania.

PALERMO (Agrigento, Palermo e Trapani): ore 9.00 concentramento delle delegazioni in Piazza Marina con successiva partenza del corteo che sfilerà per Corso Vittorio, Via Roma, Via Cavour per arrivare a Piazza Verdi (Teatro Massimo) dove si svolgeranno i comizi. MAPPA

I promotori della manifestazione chiedono la stabilizzazione di tutti i precari, sia delle graduatorie ad esaurimento che di quelle d’istituto e il rinnovo del contratto e si oppongono alla mobilità forzata dei docenti e soprattutto alla chiamata diretta da parte dei dirigenti scolastici.

«La lettura degli articoli 3, 21, 33 e 34 della nostra Costituzione – sottolinea una delle insegnanti promotrice del flash mob avvenuto ieri a Caltanissetta – vuole essere un atto di denuncia dell’incostituzionalità del Ddl e dell’aggressiva imposizione che ne fa il Governo Renzi. Chiediamo sostegno alle famiglie che desideriamo rendere consapevoli e partecipi della profonda sofferenza che la scuola sta attraversando. La ragione di questa nostra richiesta fa riferimento al fatto che il DdL non offre loro alcuna garanzia qualitativa sulla scuola che delinea. Alcuni punti critici riguardano – spiga l’insegnante – il reperimento dei docenti in albi per materie “affini” a quella della loro abilitazione, la triennalità degli incarichi dei docenti, che perderanno la loro sede di titolarità, e l’ingresso della privatizzazione dei finanziamenti. Come conseguenza, si avranno disuguaglianza sociale, discriminazione e arretramento culturale. A ciò si aggiunge la chiamata diretta dei docenti da parte del preside – conclude l’insegnante nissena – che aprirà al clientelismo e alle pressioni personali e non garantirà le dovute competenze dei docenti».

I punti contestati

Preside-sceriffo, distribuzione delle risorse, assunzioni dei precari e test Invalsi: ecco perché si protesta. I sindacati sono contrari al potenziamento del ruolo del dirigente scolastico che potrà assumere direttamente i docenti (anche se in minima percentuale e solo in alcuni casi) attingendo da un apposito albo. La norma sarebbe anticostituzionale perché volerebbe l’articolo 97 della Costituzione che sancisce che nella Pubblica Amministrazione si accede per concorso. Sbagliato anche il taglio di risorse per la scuola pubblica (ossia il mancato stanziamento nel ddl degli annunciati fondi per la sicurezza degli edifici e l’introduzione di nuove tecnologie) e il finanziamento alla scuola privata (ossia gli sgravi fiscali per le famiglie che iscrivono i loro figli alle paritarie).

Pollice verso anche contro le assunzioni dei precari perché invece delle 100 mila promesse dal governo, secondo i calcoli dei sindacati saranno “solo” 40 mila e non scatterebbero subito e automaticamente ma solo a chiamata da parte dei presidi. Infine, no al metodo di valutazione dell’Invalsi, da abolire perché penalizzerebbe le forme più creative e personali di studio, appiattendo la “valutazione” su un’oggettività che stride con l’idea di una scuola per tutti in cui il grado di preparazione degli allievi non può essere certo determinato da un’agenzia privata attraverso prove a quiz (uguali per tutti).

Le richieste

Dai cortei che sfileranno oggi in tutta Italia arriveranno due richieste precise: il ritiro in blocco del disegno di legge (segno che da parte dei sindacati non c’è una reale disponibilità a interloquire con il governo per migliore la riforma) e un decreto d’urgenza per immettere in ruolo tutti i precari della scuola (abilitati e non). Un esercito di 600mila persone (tra cui i precari “veri”, quelli con più di 36 mesi di servizio, sono solo 28mila) a fronte delle 36mila cattedre disponibili il prossimo anno.


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