"Buone feste" da Enrico Matteazzi
Creato il 21 dicembre 2011 da Fine
Ciao a tutti, non so com'è il clima da voi, ma qui si gela! Comunque andiamo a scoprire cosa si nasconde dietro la finestrella del 21 Dicembre.
Ringraziamo tantissimo Enrico Matteazzi ecco cosa ci racconta di sé:
Sono nato e vivo a Vicenza. Faccio l’instructional designer (o story boarder, o storibordista, in italiano... “correggiuto”, o come volete chiamare uno che si finge sceneggiatore per la didattica on-line). Da sempre amo raccontare storie avventurose ai più piccoli. Ho scritto due libri pubblicati entrambi da 0111 Edizioni: Le pietre della vita e Lo specchio dell’anima, due episodi di una trilogia che vede protagonista un ragazzino di dieci anni alle prese con dei terribili uomini neri. La mia ragazza dice che sono fuori di testa. I miei genitori... pure!
E ora passiamo ai suoi auguri di "BUONE FESTE"
(cover creata da Fine e Sogno)La vigilia di Natale era arrivata finalmente e tutti i topi si preparavano a festeggiare; anche il Topozio e la Topizia Topolazzi. Per loro era il primo Natale insieme e il Topozio voleva che fosse speciale. Per questo aveva promesso alla sua Topizia il più magnifico degli alberi di Natale. Il problema è che siccome soldi non ne aveva, e gli alberi belli costano parecchio, il Topozio aveva deciso di usare un abete vero, che avrebbe addobbato con le proprie zampine. “Faremo il più bell’albero di Natale che si sia mai visto!” disse il Topozio Topolazzi tronfio e sicuro di sé. La Topizia, però, già si immaginava come sarebbe andata a finire. “E come pensi di fare? Non abbiamo mai avuto un albero di natale!” disse lei corrugando le sue piccole sopracciglia da topolina. “Non è difficile!” esclamò il Topozio sollevando il manuale Topo Attack, di Giovanni Topolaccia, Edizione Piuma. “Anzi, sono sicuro che sarà un gioco da ragazzi. E’ tutto spiegato qui”, disse poi indicando il libro. “Il Topolaccia ti spiega passo passo… non possiamo sbagliare!”. Alla fine la Topizia dovette arrendersi: “Be’… allora sentiamo: come si fa a fare un albero di natale?” “Per prima cosa dice che serve un albero.” “... E allora non se ne fa niente. Non abbiamo un albero!” “Topolina di poca fede! Invece noi adesso usciamo e andiamo a cercare un albero!” “Quando… adesso? E dove… in mezzo al bosco? ... Farà freddo!” Ma non ci furono ragioni: il Topozio Topiolazzi aveva deciso che quell’anno avrebbero addobbato anche loro un albero di Natale; e così la mattina della vigilia di Natale, il Topozio e la Topizia Topolazzi si ritrovarono fuori, al freddo e al gelo, tutti intabarrati, facevano proprio tenerezza: due topini infreddoliti alla ricerca di un albero di natale. Il Topozio aveva con sé il suo bravo manuale Topo Attack che aveva deciso di seguire alla lettera. E siccome non ci vedeva bene, indossava anche dei buffi occhialini tondi. Faceva proprio ridere, il Topozio! “Il manuale dice…”, iniziò appunto cercando di pulirsi gli occhiali con la manica della giacca, la prima pagina del libro, “dice che l’albero migliore è quello più verde!” “Mi pare una cosa ovvia”, rispose la Topizia, ma la sua risposta non fu ascoltata dal compagno, concentratissimo nella lettura. I due topi raggiunsero il bosco e arrivati davanti ad un giovane alberello verde, il Topozio lo esaminò da tutti i punti: sopra, sotto, di qua... di là... sempre con il libro del Topolaccia bene aperto in mano. Poi iniziò a battere le nocche sulla corteccia per saggiarne la consistenza, la durezza, la porosità… e tante altre caratteristiche che secondo il manuale un ottimo albero di Natale doveva possedere. “Sì”, fu il giudizio finale del Topozio Topolazzi, “questo abete mi pare buono”. E si apprestò a rosicchiarne il tronco, perché, com’è ovvio, il Topozio e la Topizia Topolazzi erano roditori, quindi avevano denti fortissimi e non avevano problemi a rosicchiare i tronchi degli alberi giovani e ver… Be’, a dire il vero qualche problemino il Topozio ce l’aveva: i suoi denti non erano più quelli di una volta. La Topizia, a dirla tutta, glielo aveva consigliato un buon dentista, ma lui non aveva voluto saperne e così adesso si ritrovava con una bella carie proprio sull’incisivo. “Ahi… ohi… ahi!” fece infatti appena addentata la corteccia. “Lascia stare, faccio io!” disse sorridendo la Topizia. Che figura, povero Topozio! E che dolore! Finì che tutto il lavoro di rosicchiamento del tronco dovette farlo la Topizia e il Topozio si rassegnò a trascinare l’albero per la punta fino alla tana. Il Topozio Topolazzi era esausto dopo appena dieci passi. Non pensava che un albero di Natale pesasse così tanto. Controllò il suo manuale Topo Attack per sicurezza, ma il Giovanni Topolaccia non diceva nulla riguardo il peso di un albero di Natale. Allora si pulì gli occhiali ed esaminò meglio l’abete da cima a fondo, e allora capì. Per forza pesava tanto! La Topizia si era seduta in fondo, alla base del tronco e si faceva trascinare bella bella dal suo Topozio. E se la rideva pure! “Smettila di giocare e aiutami a trascinarlo nella tana!” disse arrabbiato il Topozio. Allora la Topizia scese veloce dal tronco con l’intento di dare una mano al suo topo. I due topi trascinarono così l’abete fino all’ingresso della tana, e lì però si arrestarono. La Topizia guardò il Topozio perplessa: “Che si fa se l’albero è troppo grande e non passa per la porta?” domandò la Topizia. Allora il Topozio, borbottando qualche cosa, si aggiustò gli occhialini e iniziò una disperata ricerca in quel mare di pagine che era il manuale. “Ah, ecco qua…” disse infine leggendo ad alta voce: “se l’albero non passa per la porta di casa... cercarne uno più piccolo”. “Mm…” mugugnò la topolina. Era chiaro che mai e poi mai la Topizia sarebbe ritornata nel bosco in cerca di un altro albero di Natale. “Be’…” risolse il Topozio chiudendo il libro e aggiustandosi gli occhiali, “potremmo provare a romperlo in tanti pezzettini”. Detto fatto, i due topi rosicchiarono il tronco e i rami; ovviamente il Topozio Topolazzi si limitava a mangiucchiare la corteccia, perché l’incisivo gli faceva ancora malissimo, e così finì che gran parte del lavoro lo fece la povera Topizia! Finalmente l’albero era dentro la tana: smontato in mille pezzi, ma dentro la tana. “Oh, sventura!” mormorò disperato il Topozio osservando i rami e le parti di tronco sparsi sul tappeto del soggiorno. “E adesso…? ”. “Adesso lo rimonti!” disse tranquilla la Topizia. “Su, dai! Io intanto ti preparo il pranzo.” Il Topozio non era preparato a questo evento. Passò più di cinque ore (pausa pranzo esclusa) nel tentativo di rimettere insieme l’alberello. Alla fine, però, ci riuscì e rimase per qualche minuto ad osservarlo soddisfatto. Ora l’albero di Natale era disteso per terra, bello e montato, ma... il Topozio Topolazzi non aveva fatto bene i calcoli: i pezzi andavano attaccati in qualche modo! Inforcò gli occhiali e iniziò a sfogliare il manuale alla ricerca disperata di una soluzione. E dopo un po’ la trovò: “Il Giovanni Topolaccia dice che va usata abbondante colla vinilica”. In casa però non c’era colla ed era troppo tardi per andare a comprarla. Che fare dunque? Fu la Topizia a trovare la soluzione. I due topi si guardarono sorridenti e scoppiarono a ridere: la Topizia aveva avuto la brillante idea di utilizzare dello scotch, ma l’albero, essendo più grande di quel che sembrava, aveva richiesto tutti i rotoli di scotch disponibili. E così la Topizia aveva utilizzato anche cerotti e vecchie garze. Rimasero per qualche minuto ad osservare quell’albero “di Frankenstein”, pieno di bende, scotch e con la punta che pendeva verso il basso (sì perché era troppo alto e la punta, toccando il soffitto, si era tutta piegata). Ma non importava. Lo avevano fatto loro, e tanto bastava. E così, alla fine, i due topi guardandosi riflessi in una grossa palla di Natale appesa al loro primo alberello, si dissero sorridendo: “Buon Natale!”.
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