Buongiorno!

Da Arthur

Leggevo l’altro giorno sul giornale che un preside di una scuola superiore aveva mandato in giro per le classi una circolare dove chiedeva che fosse ripristinata la buona abitudine del “Buongiorno” mattutino.

Ho sorriso leggendo la notizia e sì, perché, in effetti, non è poi una buona abitudine ai giorni nostri, probabilmente nelle classi in modo particolare, ma un po’ dappertutto a dire il vero, aggiungo.

Oggi si è troppo presi nel rincorrere la (propria) vita che anche le buone maniere rischiano di andare in soffitta. E poi con questa disinvoltura del dare a tutti del “tu”, nei ragazzi in modo particolare, si è un po’ perso il senso dei ruoli. Siamo tutti uguali, da qualsiasi parte si stia, creando secondo me tutta una serie di equivoci che alla lunga si possono tramutare in mancanza di rispetto.

Ne parlavo giusto con degli amici, personalmente sul lavoro anche con persone che conosco da anni, il “lei” è una mia buona abitudine e ciò non toglie che non ci sia ugualmente un rapporto di confidenza.

Non è per mantenere le distanze, assolutamente, ma così facendo, non mi è mai successo di trovarmi in situazioni imbarazzanti: si scherza, ci si confida se è il caso, ma poi quando si tratta di lavoro, ognuno le sue competenze e il suo ruolo.

Sono ormai quasi vent’anni che lavoro con lo stesso falegname e poco tempo fa, in effetti, gli avevo chiesto di infrangere la barriera del “lei”, visto che tra l’altro tra una piallata di un mobile e l’altro, di cose me ne aveva raccontate tante. Ho avuto la sorpresa di sentirmi dire che lui preferiva continuare con il Lei, si sentiva più a suo agio e la cosa mi ha fatto sorridere.

Giusto o sbagliato che sia, credo che anche così non esistano barriere, e in un certo senso è anche meglio, perché quel Lei ci ricorda che anche il rispetto passa per una formalità, se solo non la si considera tale.

E a proposito, vista l’ora… buona serata., con un sorriso ovviamente.