buongiorno a Marzo.
Marzo, fanciullo dal lungo sbadiglio,
i tuoi capricci incantevoli
come risa dopo le lacrime
sono trastulli di nuvole e sole.
Col tuo fresco fiato che sa di viole
appanni il verde novizio dei colli,
l’impiumo leggero degli alberi,
per poi rischiararli improvviso.
ARTURO ONOFRI, “Marzo”, Arioso, 1921
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