Come certamente molti sapranno la CIA il 6 giugno scorso è sbarcata su Twitter. Al momento della redazione di questo articolo ha già raccolto 570mila followers ed il tweet di apertura dell’account, sotto riportato, è stato quasi universalmente definito geniale dalla maggioranza delle persone, [sedicenti] esperti di social media marketing inclusi, ottenendo 274mila retweet e 164mila preferiti nonchè il plauso della stampa di tutto il mondo.
We can neither confirm nor deny that this is our first tweet.
— CIA (@CIA) June 6, 2014
Come scrivevo a commento dell’ironico tweet probabilmente è sfuggito ai più un aspetto fondamentale quello della reputazione.
La reputazione, di una persona, un’azienda o un brand, è tutto, è l’essenza ultima del valore, del credito di cui gode e dunque di ciò che è possibile.
Ed infatti, dopo l’l’epic fail della polizia di New York, sono bastate solo due ore, mentre i giornali, evidentemente con staff mediamente poco avezzo all’utilizzo della piattaforma di microblogging, continuavano a lodare l’iniziativa, per ottenere un effetto boomerang.
L’attacco è partito dall’account di NY Review of Books che ha iniziato a twittare diverse delle pratiche non esattamente social e, altrettanto, non precisamente “politically correct”, tutti con il medesimo link ad un articolo sul proprio sito relativo alle tecniche usate negli interrogatori da parte dell’agenzia americana.
Il giorno dopo è seguita WikiLeaks che ha prontamente ribattuto al secondo tweet della CIA, che dice che l’agenzia statunitense è desiderosa di condividere con il pubblico informazioni non sotto segreto, che invece loro sono assolutamente desiderosi di condividere informazioni segretate sul conto dell’agenzia di spionaggio.
Thank you for the @Twitter welcome! We look forward to sharing great #unclassified content with you.
— CIA (@CIA) June 7, 2014
.@CIA We look forward to sharing great classified info about you http://t.co/QcdVxJfU4X https://t.co/kcEwpcitHo More https://t.co/PEeUpPAt7F
— WikiLeaks (@wikileaks) June 7, 2014
Alle volte ci sono dei buoni motivi per non usare in uscita i social media. L’ingresso della CIA su Twitter, che tante lodi ha ricevuto, è una case study sulla reputazione [online] e motivi per NON usare i social.