Il Segretario generale delle Nazioni Unite sarà lunedì prossimo a Bujumbura,in Burundi, per provare a dialogare con il presidente burundese Pierre Nkurunziza e trovare assieme, se sarà possibile, una soluzione alla complessa situazione, che da troppo tempo (da aprile scorso) vive il Paese.
Parliamo di morti, di sparizioni, di fosse comuni e di fughe dal Paese.
Sappiamo tutti che dalle elezioni presidenziali ultime Nkurunziza sta esercitando il suo terzo mandato, avendo modificato la Costituzione, pur contro la volontà delle opposizioni politiche, delle organizzazioni locali a tutela dei diritti civili e del popolo nel suo insieme.
E sappiamo anche che non c'è stata alcuna possibilità di ammorbidire i toni (ci hanno provato l'Unione Africana, diversi mediatori, inviati appositamente, e la stessa Onu) dinanzi all'arroganza e brama di potere dell'uomo Nkurunziza ,che continua a negare tutto quanto gli viene mosso in termini di accuse.
In attesa di Ban Ki -moon l'ultima mossa, diciamo pure astuta, è stata quella da parte del procuratore generale,Valentin Bagorikunda,sodale al momento di Nkurunziza, di annullare quindici mandati di arresto per quindici personalità in esilio.
Tra questi ci sono il presidente del CNARED, capo dell'opposizione radicale, tale Leonard Nyangoma, e il suo portavoce.
E, ancora, l'ex-presidente dell'Assemblea nazionale, il suo vice e alcuni altri parlamentari. Tutti riparati in Belgio.
Intanto permangono, in quanto emessi in precedenza, una quarantina di mandati d'arresto internazionali nei confronti di persone comuni (e non) ritenute dal governo tout court oppositori del regime.
Marianna Micheluzzi (Ukundimana)