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Burundi/Nkurunziza sgombra il campo dai timori di un genocidio ma non convince

Creato il 12 novembre 2015 da Marianna06

Maggy_Barankitse

“Diciamo no a tutte le lingue che predicano maledizioni per il nostro paese”. Con queste parole, il presidente del Burundi Pierre Nkurunziza, intervenuto a una celebrazione di preghiera, ha voluto ridimensionare i timori - formulati da attivisti d’opposizione - che nel paese esista un rischio di genocidio.

Pur non pronunciando mai il termine, Nkurunziza ha invitato i cittadini a “non restare prigionieri del passato” e ha insistito sulla volontà di “rompere il circolo di violenze che hanno segnato la storia del nostro paese”.

Invece a parlare esplicitamente di rischio di genocidio era stata tra gli altri Marguerite Barankitse (foto in alto), attivista d’opposizione in esilio all’estero, di cui il governo ha chiesto l’estradizione.

Barankitse aveva sottolineato in particolare come alcuni termini usati dal presidente del Senato in un recente discorso e poi dallo stesso Nkurunziza fossero identici a quelli utilizzati per mobilitare gli autori dei massacri di tutsi e hutu moderati durante le stragi del 1994 nel vicino Rwanda.

Malgrado le rassicurazioni del presidente, restano preoccupazioni anche nella comunità internazionale: secondo fonti di stampa potrebbe avvenire a breve (forse già oggi) il voto sulla bozza di risoluzione presentata dalla Francia al Consiglio superiore dell’Onu.

Il testo, secondo le informazioni che sono circolate, prevederebbe l’imposizione di sanzioni sui responsabili delle violenze.

Fonti anonime del Consiglio di Sicurezza citate dal settimanale francese Jeune Afrique hanno però parlato di un possibile dispiegamento di caschi blu della missione Monusco, dalla vicina Repubblica democratica del Congo, per impedire l’espandersi della crisi. Una misura simile però avrebbe bisogno dell’approvazione del governo del Burundi o di una risoluzione Onu che autorizzi anche l’uso della forza.

                     a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

 ndr.) Chi è Marguerite Barankitse  ?

Ha il sorriso di chi ha visto la morte in faccia e ha deciso che non sarebbe stata quella immagine a marchiare il resto della sua esistenza. Quando aveva 23 anni e insegnava nel vescovado di Ruyigi, il suo Paese è precipitato nella guerra civile tra etnie. Una mattina d'ottobre del '93 ha assistito al massacro di 72 persone; Maggy ha deciso di accogliere i 25 bambini scampati alla strage, che si sono velocemente moltiplicati: dopo un mese superavano quota 200, senza distinzioni etniche. «In quel momento ho capito che l'odio non poteva vincere», racconta. Per questo viene definita “l'angelo del Burundi”. E i suoi «figli», come lei stessa li chiama, non hanno smesso di aumentare: in questi anni di impegno nella "Maison  Shalom", centro di accoglienza che si è via via ingrandito, ne sono passati più di 10 mila. Testimone di eccidi, Barankitse è stata più volte minacciata di morte, ora vive fuori dal Burundi ma continua a promuovere nel suo Paese e, nel mondo, il valore della riconciliazione.(m.m.)


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