Come annunciato nei giorni scorsi RCS MediaGroup ha presentato il piano industriale 2016–2018. Il business plan per il prossimo triennio è estremamente cauto, conservatore quasi, sembra più scritto per rassicurare le banche, che come noto premono da tempo per comprendere a fondo i tempi di rientro della grave esposizione finanziaria, che non per il mercato.
Il documento è ricco di spunti sia sul mercato dell’ex industria dell’informazione nel nostro Paese ed in Spagna, dove opera la controllata Unidad Editorial, che in specifico riferimento a quello che sino alla cessione del ramo libri era il primo gruppo editoriale italiano.
Nell’analisi di mercato, oltre ai noti problemi legati al continuo calo di copie e di ricavi pubblicitari della versione cartacea, si evidenzia come anche per gli investimenti ATL [above the line] in comunicazione il digitale vada sempre più verso video, mobile e social. Anche per il BTL [below the line] gli investimenti si concentreranno sempre più su segmenti specifici quali content marketing, social media management e digital PR.
Il piano di sviluppo si fonda essenzialmente sulle direttrici che sono illustrate dalla slide sottostante. Il futuro successo del Gruppo RCS è connesso al raggiungimento di tre obiettivi cardine:
- Assicurare la sostenibilità economico finanziaria nel breve e nel lungo periodo;
- Estrarre il massimo valore dagli asset del Gruppo, anche attraverso una profonda trasformazione del proprio business;
- Strutturare fondamenta solide per la crescita futura.
Per raggiungere questi obiettivi il piano è articolato in otto azioni fondamentali:
1. Forte riduzione dei costi, preservando investimenti e qualità
2. “Oltre il digitale”: stabilizzazione dei ricavi e dei margini dei prodotti editoriali print+web+mobile
3. Iniziative di sviluppo nelle aree ad alta potenzialità di crescita
4. Rafforzamento e integrazione della piattaforma tecnologica
5. Ruolo guida nel processo di consolidamento dell’industria di stampa
6. Dismissione di asset non core
7. Organizzazione semplificata, integrata e focalizzata sull’execution
8. Monitoraggio costante dell’esecuzione del Piano
La riduzione dei costi sarà perseguita, secondo quanto si legge nel piano, principalmente attraverso 3 aree:
- Riduzione dei costi esterni attraverso la semplificazione dei processi relativi alle attività ed alle funzioni di supporto; l’ottimizzazione di costi operativi [logistica, materie prime e stampa]: riduzione dei costi “discrezionali” come i costi generali, il marketing [sigh!] ed i servizi di terzi.
- Riduzione del costo del lavoro, dal quale però in realtà ci si attende un calo di incidenza di soli due punti percentuali: dal 27 al 25%
- Consolidamento della catena del valore della filiera distributiva tradizionale
La stabilizzazione dei ricavi [non a caso parlavo in apertura di piano conservatore] passa fondamentalmente attraverso la crescita dell’audience dei principali newsbrand grazie allo sviluppo di nuovi prodotti e verticalità, il raggiungimento nuovi target e sinergie tra le diverse testate.
Ripensamento e rivitalizzazione delle edizioni locali ed ulteriore rafforzamento con lancio di prodotti digitali hyperlocal, sono un’altra area di recupero delle revenues. Un percorso che minaccerebbe non solo la divisione dei quotidiani locali del gruppo Espresso-Repubblica ma anche le molte testate locali indipendenti e/o di gruppi minori se avesse successo. Del resto è noto che quando i mercati non crescono è possibile puntare comunque all’aumento della propria share “rubando quota” ai competitors, ovviamente meglio se relativamente deboli.
Il piano inoltre fa cenno all’introduzione di nuovi modelli di abbonamento. Una dichiarazione che molti hanno letto come l”introduzione di un metered paywall per il Corrriere della Sera ma che invece nella mia personale interpretazione sarebbe più vicino all’idea di membership per monetizzare in modo adeguato i contenuti, conoscere e fidelizzare il lettore [ah, se invece di basarsi sui comunicati stampa alcuni giornalisti si prendessero il tempo di leggere integralmente i documenti…] . Infatti alla slide 30 del business plan si legge: “The Membership mechanism enables RCS to build a stronger relationship with loyal readers”, ed ancora, “Readers that get to the Membership will need to register, driving a source of high quality profiling data”, come spiegano sia David Magliano che Federica Cherubini nelle interviste cortesemente concesse ed inserite nel mio libro di recente pubblicazione.
Le Iniziative di sviluppo nelle aree ad alta potenzialità di crescita si basano su internazionalità, con naturalmente lo spagnolo e le opportunità potenzialmente offerte da Unidad Editorial, e su una trasformazione “data-centrica”: costruzione, conoscenza approfondita e profilazione dell’audience del gruppo al fine di accrescere gli attuali profili di ricavo e crearne di nuovi, oltreché su eventi sportivi.
Il rafforzamento e l’ integrazione della piattaforma tecnologica passa attraverso un significativo potenziamento e integrazione “cross-country”, di tutte le nazioni in cui ECS Mediagroup è presente, della piattaforma tecnologica del gruppo per abilitare la trasformazione digitale, razionalizzare costi e investimenti, sviluppare sinergie e nuove opportunità di ricavo.
Il ruolo guida nel processo di consolidamento dell’industria di stampa sarà finalizzato dalla promozione del necessario processo di ottimizzazione dell’industria di stampa italiana, attraverso un percorso volto in primis ad aumentare la saturazione del sistema produttivo ad oggi utilizzato da RCS Mediagroup e valutando possibili iniziative congiunte con altri attori del mercato italiano.
La dismissione di asset non core sarà fatta attraverso la razionalizzazione del portafoglio di asset non strategici, non funzionali al core business o non performanti, attraverso vendita di VEO e Sfera. Nella partita potrebbe, tra gli altri, finire anche YouReporter, acquisita abbastanza recentemente e da allora sistematicamente svilita e ridimensionata rispetto alle origini.
A partire da gennaio 2016 verrà implementato un nuovo modello organizzativo ridisegnato in coerenza col piano al fine di:
- Focalizzare il management e le risorse sugli elementi cardine della strategia e sull’execution;
- Realizzare massima integrazione e sinergie di costo e di ricavo tra Paesi;
- Garantire gli strumenti che abilitino il processo di trasformazione
E’ peculiare, diciamo, come in tale, tanto doverosa quanto necessaria, riorganizzazione, la parte relativa alle redazioni sia apparentemente marginale. Un aspetto che, sic stantibus rebus, non depone a favore della bontà del piano, direi. Non a caso già oggi la Gazzetta dello Sport è in sciopero e il quotidiano non sarà in edicola e non ci saranno aggiornamenti né sul sito né in TV.
Doveroso infine il monitoraggio costante dell’esecuzione del piano con un “continuo e granulare monitoraggio degli obiettivi e delle azioni di piano, per garantire tempestive reazioni a cambiamenti di contesto o risultati non in linea con le aspettative, sviluppando azioni alternative”.
Di seguito, per semplicità di lettura, la presentazione completa del business plan 2016–2018 con l’appendice economico finanziaria che, già non entusiasmante di per se, prevede un passaggio dal 14% attuale di incidenza sul totale del digitale al 20% di fine del piano nel 2018.
Un ottimo piano, sulla carta, appunto!