Buzzword programming

Da Andreachiarelli

Fonte immagine: http://60secondmarketer.com/blog/wp-content/uploads/2011/11/BuzzWord.jpg

Leggo su TechRepublic che la programmazione funzionale sta per diventare di moda. Non so se questo sia un bene o un male. Non mi riferisco alla programmazione funzionale in sé, ma al fatto che stia diventando di moda, mainstream come dicono gli americani.

Leggendo l’articolo vedo che in realtà si parla di Reactive programming, un paradigma di programmazione che, di per sé, non implica necessariamente la programmazione funzionale. Vengono citate le lamba expression di Java e capisco che si tratta dell’ennesima buzzword.

Purtroppo sempre più spesso vengono tirate in ballo tecnologie e sigle in maniera non del tutto appropriata. Non è la prima volta e naturalmente non sarà l’ultima.

La stessa cosa è accaduto per altre tecnologie, come ad esempio REST: si è diffusa l’idea che basta utilizzare il protocollo HTTP con i suoi verbi per creare API RESTful. In realtà c’è qualcosa di più e sono in pochi a realizzare API che seguono effettivamente i principi REST.

E’ accaduto anche per le metodologie Agili, per il cosiddetto Web 2.o, per il Cloud Computing. E’ diventato necessario dare una etichetta per far capire che quello che si fa è figo, è cool.

Sarà perché viviamo in un mondo complesso ed abbiamo bisogno di etichette e di slogan per semplificarlo, ma l’eccessiva semplificazione e la tendenza a fare di tutta l’erba un fascio spesso dimostra che non ci interessa la sostanza: l’apparenza è sufficiente.