Nel 1975 il Libano si trova ad essere una pericolosa polveriera sul punto di esplodere e “Bye Bye Babylon” è proprio il racconto dei primi anni di una guerra civile che distruggerà letteralmente Beirut, che si porterà via l’anima stessa di una città le cui mille luci, la vita ricca, dorata, abbagliante di benessere e sogni, cominciavano a far sognare la bambina che era lei allora. Così i suoi ricordi, quelli più terribili e quelli più cari, il sapore dell’hamburger e quello della polvere delle macerie; la paura, il dolore, le notti insonni, il senso di sfida rischiando il proiettile di un cecchino per andare alla cioccolateria aperta sotto una linea di demarcazione... È come se tutto questo fosse lievitato negli anni, fosse cresciuto fino a riprendere vita ed esorcizzarsi sotto forma di disegni, colori, forme e parole...Niente più corrente elettrica, ci si fa luce con le candele, le torce, o con la fiamma bluastra del camping-gaz. Non si prende più l'ascensore, anche quando c'è la corrente. Abbiamo troppa paura di rimanerci bloccati se per caso decidono di tagliare l'elettricità. Il telefono raramente funziona. Con gli anni sarà sempre peggio. Si passano ore ad aspettare la linea, si compone il numero con mille precauzioni, come se si camminasse sulle uova, tendendo l'orecchio al più piccolo sospiro, soffio o fischio della cornetta, come un dottore che ausculta un paziente per poi vedere andare in fumo ogni speranza al suono di "occupato" e ricominciare tutto da capo...la frase miracolosa "Ho preso la linea!", urlata ai quattro venti, viene sempre accolta da grida di gioia; da evviva a urrà. É il segno tangibile che Dio non ci ha abbandonato del tutto...
Un romanzo che in realtà conta su poche pagine scritte, brevi paragrafi, quasi delle didascalie, per una sorta di diario che rivela anche qualche velatura di malinconico umorismo, frutto dell’elaborazione a posteriori di un passato impossibile da dimenticare.
* http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_civile_libanese