Byzantium è la capitale nel passato di un grande impero che non esiste più. Byzantium è il lascito di una vecchia madre al proprio figlio inetto che diviene bordello, palazzo di perdizione, insegna vintage proprio di fronte al mare. C'è la spiaggia, la sabbia e una costa grigio-opaca che separa un'anonima località costiera dal resto del mondo. Byzantium è un luogo perso, immobile nel tempo, in cui i mostri sopravvivono e hanno occhi malinconici e grandi seni su cui adagiare le teste delle loro vittime.Ma Byzantium è anche l'ultimo film di Neil Jordan, pellicola del 2012 inedita qui in Italia, presentata al Toronto Film Festival e poi uscita negli U.S.A. e in Gran Bretagna. Stop. Un film che praticamente non ha visto nessuno, tanto è grande il mercato cinematografico. Stop. Quindi ecco a voi la recensione di Byzantium.
Eleanor e Clara sono due giovani donne in fuga. Clara, per permettere ad antrambe di sopravvivere, si prostituisce. Un giorno incontrano Noel che le mette a disposizione il suo motel dal nome Byzantium che viene trasformato in un bordello. Eleonor e Clara sono due vampire ma nessuno può conoscere il loro segreto.
Sapete quanto ami la figura del vampiro. Quella figura tanto abusata negli ultimi anni, divenuta prima cult e poi di moda grazie a film e telefilm di tendenza, dal target estremamente teen. O basso, fate voi. I vampiri, mostri dai denti aguzzi e assetati di sangue che si sono tramutati in personaggi fashion, a volte "vegetariani", belli e dannati, idoli delle giovani masse. Ecco, se avrete la fortuna di guardare questo Byzantium, dimenticatevi di questa ultima, contemporanea incarnazione.
Perché Byzantium l'ha diretto Neil Jordan, quello di Intervista col Vampiro. Perché il film è tratto da una pièce teatrale, A Vampire Story, di Moira Buffini, praticamente una sconosciuta. Perché la Buffini fa da sceneggiatrice e sa scrivere, perché questa pellicola è a basso costo e si vede quando Jordan ricorre ad effetti speciali spiccioli (ma efficaci) che ricordano molto da vicino il Dracula di Bram Stoker diretto da F. F. Coppola. Per tutti questi motivi Byzantium è un film bellissimo, un capolavoro gotico, un'opera struggente, malinconica, a tratti perversa. Un film drammatico e violento, tinto di orrore, a suo modo barocco.
Un film che si nutre di contrasti. Un film sulla memoria (quella di Eleanor) che non può essere perduta ma deve essere nascosta (dimenticata). Un film sul bisogno di raccontare una storia per sentirsi ancora umani, quella stessa storia che poi viene fatta a pezzi e lasciata al vento, perché chi l'ha scritta non è umano, non lo è più. Ella ha in se la poesia del vampiro, lo sguardo struggente e malinconico di un'angelo della morte. Si nutre di sangue ma si innamora di Frank, malato di leucemia. L'eternità che si innamora dell'istante, che lo vuole, lo desidera. Ma il passato è un mostro famelico pronto a divorarla. Al contrario Clara è la sensualità del vampiro, è l'istante che non può far altro che ripetersi. Vampira carnale, donna non più donna nel mondo maschilista e immutabile della Fratellanza, gli altri vampiri, che utilizza la propria femminilità per sopravvivere, per ricordare al mondo che lei è.
E allora Byzantium è poesia violenta. E' uno sguardo sull'eternità dai colori opachi e spenti come una spiaggia d'inverno, sotto un sole che non riscalda più nessuno. E' il sangue che da tono all'assenza di tono. Un film diverso che non aspira ad essere altro. Che invece che di vampiri parla di Soucouyant, non morti della mitologia caraibica. Che rappresenta i "mostri" come predatori dotati di un'unica unghia affilata che usano per recidere le arterie. Che non brillano alla luce del sole. Che scopano. Che amano. Che hanno paura, che cambiano idea, che desiderano il meglio per i loro figli. Che suonano il piano, magari. Che si esercitano al pianoforte per duecento anni. Ma Byzantium non sarebbe stato un film così bello fosse stato solo per questo. Non ci fossero state le musiche di Javier Navarrete, forse adesso non ne starei parlando. Stessa cosa potremmo dire della fotografia di Sean Bobbitt o della costruzione a flashback aiutata dalla presenza di voce narrante. Un'altra epoca che per entrare negli anni 2000 non ha bisogno di essere invitata.
Allora la domanda sorge spontanea: perché questo film lo hanno visto in così pochi? Forse perché la bellezza ormai la si accetta solo preconfezionata. Bellezza in bombolette spray prodotte serialmente. E i multisala diventano sempre più i supermercati del cinama, dove i film indipendenti non riescono a trovare spazio.