C'è poesia nei Blog. Ungaretti, Grass e la crisi greca

Creato il 29 maggio 2012 da Cirano2

Paride Leporace. Direttore de Il Quotidiano della Basilicata.
Andando al cesso e cercando qualcosa da leggere nel tempo utile alla seduta,
estraggo dalla  libreria uno dei volumetti che L'Unità veltroniana dedicava
a 'I poeti italiani', e la lotteria del caso mi mette in mano Ungaretti e mi
accordo con quel ricordo di dolori. Ed ecco che ancora, grazie al caso, la
pagina si apre all'inattesa 'Grecia 1970'. E' questa poesia civile, versi
che non avevo mai letto di quel poeta che da piccolo mi atterriva
guardandolo in televisione recitare l'Odissea (ma era l'Odissea?) e che poi
iniziai a studiare negli anni della poesia a memoria. Mi sembra profezia
questo poetare per il popolo oggi ridotto in catene dal Fondo monetario e
scopro l'antico arcano. Si tratta di un quasi inedito. Il pittore Piero
Dorazio, critico d'arte dell'Unità, aveva chiesto ad Ungaretti una poesia da
abbinare ad una serie di serigrafie preparate per dare aiuto ai profughi
della dittatura greca. Il poeta aderì con entusiasmo e nel gennaio del 1970
lesse, egli stesso, la straordinaria elegia dedicata al popolo greco.
Ungaretti morirà poco dopo. E a differenza delle ultime poesie non sarà
integrata nell'ultima raccolta mondadoriana 'Vita di un uomo' perché il
curatore, Leone Piccioni, la escluse considerandola 'poesia d¹occasione';
quei versi invece sono contemplati nella plaquette 'Fortuna greca di
Ungaretti' per ben diverso organizzare di Filippo Maria Pontani.
Quando sulla mia poco, prestigiosa sedia, leggo la data posta in epigrafe
resto basito. Roma, il 12 dicembre 1969
Penso molto e immagino tanto. Ungaretti alle prese con la bomba di Piazza
Fontana e dell'Altare della Patria che lascia a futura memoria la data
chiave del Romanzo delle stragi e ripenso al giovane poeta ventenne in
contatto con gli anarchici italiani di Alessandria d¹Egitto. Rischio di
mescolare. Il fu fascista Ungaretti che sul finir degli anni riscatta il suo
pensare e il curatore mondadoriano che ritiene meglio lasciar fuori questa
inattesa elegia. E' solo il caso di leggere per meglio divulgare.
GRECIA 1970
Roma, il 12 dicembre 1970

Atene, Grecia, segreto, vertice
di favola incastonata dentro il topazio che l'inanella.
Sul proprio azzurro insorta
in minimi
limiti, per essere misura, libertà
della misura, libertà di legge che
a sé liberi legge.
Sino dal mare,
dal cielo al mare,
liberi l¹umano vertice,
le legge di libertà, dal mare al cielo.
Non saresti più, Atene, Grecia,
che tana di dissennati? Che
terra della dismisura, Atene,
mia, Atene occhi aperti,
che a chi aspirava all'umana
dignità, apriva gli occhi
Ora, mostruosa accecheresti?
Chi ti ha ridotta a tale,
quali mostri?

Per me questi versi del passato sono suggestione per l'Atene di oggi, Atene
nostra che a chi aspira all'umana dignità apre gli occhi. E ripenso ai nuovi
mostri che l'affamano e la umiliano. Poco ore dopo in Rete scopro che
l'intellettuale tedesco Gunter Grass, ha scritto una poema dedicato alla
Grecia in cui mette alla berlina i suoi connazionali e l'Unione europea.
Sono versi scritti per il giornale Süddeutsche Zeitung e che continua
l'azione civile già intrapresa Grass con 'Cosa deve essere detto' che gli è
costata l'ostracismo israeliano per aver accusato di preparare una nuova
guerra in Medio oriente. 
E oggi invece leggiamo  il nuovo poema:
IGNOMINIA D'EUROPA
Prossima al caos, perché non all'altezza dei mercati,
lontana sei dalla terra che a te prestò la culla.
Quello che, con l'anima hai cercato e consideravi tuo retaggio,
ora viene tolto di mezzo, alla stregua di un rottame.
Messo nudo alla gogna come debitore, soffre un Paese
al quale dover riconoscenza era per te luogo comune.
Paese condannato alla miseria, la cui ricchezza,
ben curata, orna i musei: preda che tu sorvegli.
Coloro che, in divisa, con la violenza delle armi funestarono il Paese
ebbro d'isole, tenevano Hölderlin nello zaino.
Paese a stento tollerato, di cui un tempo tollerasti
i colonnelli in veste di alleati.
Paese privo di diritti, al quale un potere che i diritti impone,
stringe sempre più la cintola.
Sfidandoti, veste di nero Antigone e dovunque lutto
ammanta il popolo di cui tu fosti ospite.
Eppure fuori dai confini il codazzo dei seguaci di Creso
ha ammassato tutto ciò che d'oro luccica nelle tue casseforti.
Trangugia infine, butta giù! gridano i claqueur dei Commissari,
ma Socrate ti restituisce irato il calice colmo fino all'orlo.

Malediranno in coro gli Dei ciò che possiedi,
quando il tuo volere esige di spossessare il loro Olimpo.
Priva di spirito deperirai senza il Paese
il cui spirito, Europa, ti ha inventata.

Günter Grass - Traduzione di Claudio Groff - da Repubblica
Ripenso al verso di Ungaretti e al verso sulla libertà di legge, ieri
politica e oggi economia. E mi sovviene anche la segnalazione della Rivista
anarchica, che nei mesi scorsi hanno scritto del più noto giallista greco,
Petros Markaris, che sta lavorando ad una trilogia della crisi per riferire
attraverso il romanzo criminale quello che accade nel suo paese. Il primo è
'Prestiti scaduti' che narra le gesta di un serial killer che decapita con
la scimitarra banchieri e broker. Il volume è stato pubblicato dalla
Bompiani in Italia,  non è stato invece ancora tradotto 'Pereosi' in cui
opera un giustiziere che si definisce 'l¹esattore del popolo'. Penso che la
Grecia sia culla della civiltà. La poesia e il teatro ci vengono da quella
cultura, e anche il giallo si sostiene sia nato con Edipo.
Per questo la letteratura civile si preoccupa con intensità di quella
dolorosa cognizione: e anche Giuseppe Ungaretti decise d¹illuminare
d¹immenso la Grecia dei colonnelli quel 12 dicembre del 1969 nel giorno che
noi italiani perdevamo la nostra innocenza.