C’è una contraddizione di fondo nel comportamento della Bce che i media non mettono assolutamente in luce e che invece merita una riflessione certamente più approfondita.
Mi riferisco all’erogazione del credito da parte delle Banche.
Tutti sappiamo che la Bce è giunta al Quantitative easing dopo “averle provato tutte” ricordate quelle operazioni dagli acronimi strani “Ltro” oppure “Tltro”, altro non erano che dei finanziamenti che la Bce concedeva alle Banche, a tassi particolarmente agevolati, ed in cambio di un “collaterale”, solitamente titoli dello Stato.
In pratica le Banche avevano “in pancia” un quantitativo esorbitante di titoli dello Stato che si erano trovate a dover acquistare (perché altrimenti nessuno li comprava) e si diceva che per tale motivo non potevano erogare credito oltre certi limiti, contribuendo così ad aggravare la crisi economica.
La Bce con quelle operazioni le “liberava” da quel fardello procurando loro la liquidità necessaria affinché potessero continuare a fare ciò che ci si aspetta da una Banca: l’intermediazione del credito.
I soldi però non sono mai arrivati, se non in minima parte all’economia reale, usando un’espressione abbastanza colorita si diceva che “se il cavallo non ha sete”, anche se gli mettiamo davanti grandi bidoni pieni d’acqua, “non beve”.
Ed allora dove sta la verità?
E’ il cavallo che non ha sete, o non ci sono mai stati questi bidoni pieni di acqua?
Ovviamente non esiste una risposta esauriente a questa domanda, ognuno degli attori di questa pantomima racconta “la sua” verità.
Il fatto, poi, è che il problema non è neppure conoscere la vera risposta alla domanda, perché a monte c’è un paradosso.
Facciamo infatti un passo in avanti, sapete bene che le due più grandi Banche Popolari del Veneto si trovano in acque torbide, le disposizioni della Bce le ha obbligate a trasformarsi in Spa e quotarsi in Borsa in tempi brevi, inoltre hanno avuto gli ispettori provenienti da Francoforte che, dopo aver piantato le tende a Vicenza e Montebelluna se ne sono andati stilando dei rapporti estremamente severi nei confronti dei due Istituti.
Le Banche Venete sono state bacchettate dalla Bce in particolare per avere concesso con troppa generosità linee di credito ad aziende di non grandi dimensioni e scarsamente capitalizzate.
Ebbene, forse, caro Sig. Draghi, lei essendo romano non lo sa, ed allora la informo che in Veneto e generalmente in tutto il Nord Italia, le aziende sono per la stragrande maggioranza di piccole dimensioni e non eccessivamente capitalizzate, quindi le domando:
A chi dovevano erogare i fidi la Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca???
Magari alla Fiat che produce l’80% dei suoi automezzi fuori dall’Italia?
Forse, Sig. Draghi, lei non lo sa, essendo romano, che i fidi in Veneto e generalmente in tutto il Nord Italia, venivano dati con garanzie personali degli imprenditori, generalmente di carattere immobiliare, che, nonostante la crisi del settore, hanno un grande valore.
Se per la Bce le ipoteche sugli immobili non valgono nulla, allora si tenga la sua Europa, resti in Germania dove risiede adesso, se lì le sue “cure” funzionano, ma non stia a mettere i bastoni fra le ruote al sistema bancario italiano che di tutto ha bisogno tranne che di persone che remano contro.
Forse, Sig. Draghi, lei non lo sa, essendo romano, che nel Veneto il tasso di disoccupazione è del 6,6% ed in Italia solo l’Alto Adige ha un dato migliore, e sappiamo tutti perché! Perché se il Veneto fosse una Regione a statuto speciale il tasso di disoccupazione sarebbe del 3%, altro che la Germania!!!
Quindi caro Sig. Draghi, essendo romano, nessuno le chiede di agevolare l’Italia visto che lei si trova a Francoforte, ma perlomeno non faccia di tutto per distruggerla e svenderla agli stranieri.
Il giudizio su di lei, lo ha già dato il compianto Presidente Cossiga! Un giudizio con il quale concordo pienamente.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro