Antonioni, più dei registi del suo tempo, subisce l’influsso della letteratura europea che viene ampliamente citata nei suoi film (come I sonnambuli di Hermann Broch nel film Il grido, 1957) e soprattutto di quella letteratura che descrive la fine di un’epoca. Dal punto di vista estetico, inoltre, il suo cinema risente degli influssi dell’arte contemporanea, in particolar modo di quella astratta e informale. Ma la poetica del regista non è circoscritta al periodo degli anni Sessanta tant’è che fino al 1982, l’anno di realizzazione di Identificazione di una donna, Antonioni propone tematiche di una straordinaria modernità, come quando nella sequenza in cui Thomas Millian, che interpreta il protagonista del film sopracitato, alla ricerca dell’immagine di una donna, si trova immerso nella nebbia e non comprende le parole dei passanti, raffigurando così lo sguardo di una società in cui domina la disgregazione sociale e una visione iper-soggettiva della realtà.
Ricordare Antonioni a cent’anni dalla sua nascita significa non solo celebrare il lavoro di un artista che ha contribuito fortemente alla crescita culturale del nostro paese ma anche interrogarsi sulla condizione umana. Forse quando il suo cinema era all’apice della sua manifestazione poteva sembrare un cinema elitario ed inintelligibile ma con uno sguardo retrospettivo ci accorgiamo che egli ci ha suggerito, come accade in Professione Reporter (1975), quelle cose importanti dell’esistenza di cui tutt’ora non ci accorgiamo.