Un esemplare di tilacino presente in un parco zoologico degli anni Trenta
- Venne posta una taglia sul tilacino, reo di uccidere capre e ovini, ma ora si scopre che non era lui il vero responsabile delle mattanze. Una ricerca pubblicata da esperti australiani ha infatti verificato che l'animale si cibava esclusivamente di piccoli mammiferi come i topi, i wallaby e gli opossum, lasciando in pace gli animali domestici. Si è giunti a questo risultato attuando delle simulazioni al computer relative alle forze risultanti a livello cranico durante l'attacco sferrato dall'animale nei confronti delle varie prede; se ne è così constatata la debolezza e la fragilità, inconciliabili con attacchi a specie troppo grosse. Col senno di poi, però, si risolvono ben poche cose. Il tilacino, infatti, è ormai estinto dagli anni Trenta del Novecento, proprio per colpa di questa “guerra” mossagli dall'uomo. (Anche se nuovi, ma mai confermati avvistamenti si susseguono di anno in anno).
- Il tilacino moderno appare per la prima volta circa quattro milioni di anni fa. Le specie rappresentanti della famiglia Thylacinidae risalgono, però, al miocene; dagli anni Novanta sono stati scoperti almeno sette fossili nel Queensland. Il tilacino di Dickson (Nimbacinus dicksoni) è il più vecchio di questi fossili e si pensa possa risalire anche a 23 milioni di anni fa. Questo esemplare, però, era di dimensioni minori rispetto ai tilacini moderni. La specie più grande, il Thylacinus potens, poteva assumere le dimensioni di un lupo e fu l'unica a sopravvivere fino al tardo Miocene.
- Nel 1999 il professor Mike Archer, dell'Australian Museum di Sydney, annuncia pubblicamente l'avvio di un progetto di clonazione del Thylacinus. L'intenzione è quella di utilizzare campioni di DNA prelevati da reperti anatomici di cuccioli di tilacino conservati in etanolo, per arrivare a riprodurre il tilacino, salvandolo così dall'estinzione. Il progetto, sottoposto al vaglio di esperti biologi molecolari, è stato severamente criticato e giudicato irrealizzabile. Alla fine del 2002 i ricercatori ottengono il primo successo, riuscendo a estrarre un campione di DNA dai resti di un esemplare.