C’era una volta la politica (2) – … e poi le chiamarono Quirinarie. Sul diritto alla segretezza del voto, anche online, e sull’intervento di Crimi a Porta a Porta.

Creato il 16 aprile 2013 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
Fino a che non diventeranno coscienti
 del loro potere, non saranno mai capaci di ribellarsi,
e fino a che non si saranno liberati,
non diventeranno mai coscienti del loro potere.
George Orwell, “1984”.

di Rina Brundu. La speranza è che Milena Gabanelli, vincitrice delle Quirinarie dell’M5S – da gran donna e da grande giornalista qual è – declini gentilmente la candidatura a prossimo Presidente della Repubblica. Il rischio è invece che con simili sortite populistiche, tra un inciucio maschilistico e l’altro, una valida designazione femminile al “colle” – quale sarebbe quella di Emma Bonino o del ministro Cancellieri – e dunque una concreta possibilità di vedere una signora eletta alla carica di Presidente della Repubblica italiana, venga rimandata alle calende greche. La cosa non sorprenderebbe nell’Italia del machismo ad oltranza, ma che a far naufragare questo sogno sia proprio il partito di Grillo preoccupa veramente.

A questo proposito continua ad impensierire anche la naiveté-digitale con la quale i seguaci di questo primo movimento politico nato in Rete si prestano a operazioni mediatiche come le già citate Quirinarie, vale a dire a quella sorta di primarie online organizzate per scegliere il canditato futuro Presidente della Repubblica. A parte i limiti-intrinseci, le numerose problematiche di metodo, di rischio-hackering, di inaffidabilità tecnico-operativa che sono state giustamente evidenziate in questi giorni dalla Stampa e dalla satira internautica a proposito di questo “evento”, non si riesce a comprendere come i “cittadini” grillini e gli elettori di quei “cittadini” riescano a rinunciare in maniera così remissiva ad uno delle caratteristiche fondamentali del diritto di voto in una moderna democrazia, ovvero la sua segretezza.

Se il voto elettronico (perché di questo si dovrebbe parlare, non di democrazia liquida), non ha mai preso piede in realtà democratiche più tecnologicamente avanzate e pronte della nostra un motivo ci sarà; e il motivo principale è che il voto online è prima di tutto un segnale elettronico, dunque tracciabile, tracciabilissimo, il cui encrypting, allo scopo di garantire una segretezza-da-urna, sarebbe operazione molto complessa se non impossibile quasi. L’idea che i capi di un movimento politico, qualunque esso sia, siano anche i detentori degli indirizzi IP che hanno procurato tutti quei voti, procura infine un fastidioso prurito da distopia orwelliana tipo “1984” per intenderci.

Il tutto mentre l’M5S sembrerebbe cominciare a fare anche le sue prove-tecniche-di-politica-da-salotto, come si sarebbe portati a pensare guardando l’incredibile intervista vespiana, in quel di “Porta a Porta” ad un Vito Crimi rilassato e satollo come un sessantottino arrivato. Il crollo di un altro mito, insomma! Ovvero la fine dell’idea che l’era della politica-mediatico-televisiva fosse arrivata al capolinea. Se allo status-quo tratteggiato aggiungiamo le sortite online di Roberta Lombardi, capogruppo del M5S alla Camera dei Deputati, che avrebbe chiesto ai suoi seguaci opinione sul come recuperare i 250 euro in scontrini che le sono stati rubati (io ho pensato ad una colletta su Rosebud, ma poi mi sono detta che di cazzate online ne ho scritte parecchie negli anni e aggiungerne un’altra in questo difficile momento storico sarebbe stato quantomeno indecoroso!), i motivi di preoccupazione non fanno che moltiplicarsi. Ma forse sto esagerando; parafrasando Kissinger, e dati i tempi, non sarebbe azzardato dire che non ci potrà essere una crisi la prossima settimana. La nostra agenda è già piena.

Featured image, cartello “Big Brother is watching you”, fonte Wikipedia.

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