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C’era una volta la politica (3) – Grillo, chapeau. Apologia. E sulla provvidenziale caduta dei demagoghi (di Gramsci).

Creato il 20 aprile 2013 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

21congressodi Rina Brundu. Dobbiamo dargli atto che aveva ragione lui e dobbiamo dargli atto che ha saputo perseguire il suo obiettivo con una capacità di leadership straordinaria senza mai perdersi o lasciarsi irretire dalle usate trame di palazzo. Come non bastasse è proprio quando Beppe Grillo esce allo scoperto, si ferma a parlare con la gente, concede una intervista, lascia che i suoi “cittadini”  interagiscano con la Stampa e anche con il resto del mondo che non li ha votati, che il suo movimento ne guadagna, acquista credibilità e permette di cogliere scampoli di una vita politica normale-e-possibile anche per una nazione come la nostra.

Laddove Grillo riuscisse a portare avanti questo processo di “crescita” del suo movimento, a farlo diventare un gruppo capace di assumersi anche responsabilità governative e istituzionali e dunque capace di assumere oneri sostanziali nell’interesse del Paese, l’M5S potrebbe diventare davvero il primo pilastro di una scena politica completamente rinnovata e un segno tangibile di speranza di cambiamento.  Anche di cambiamento civile e culturale. Finanche intellettuale. “Ora tutti a casa!”. Stupisce infatti in questa e in molte altre simili dichiarazioni la forza e la determinazione scevre da qualsiasi ammiccamento a destra o a sinistra. Quell’ammiccamento – spesso culturalmente snobistico – che nel tempo, a sinistra, ha preso il posto delle ragioni grandi dei lavoratori come scintilla capace di dare fuoco alle polveri. Di fare la rivoluzione. O di fare le rivoluzioni che passano per tali oggidì.

E dove non ha potuto il radical-chichismo da borghesi incazzati e satolli ci ha pensato l’ambizione personale a fare il resto, a trasformare il partito dei lavoratori in una dependance-sui-generis tipo politburo di datata memoria. Scriveva Gramsci “La grande ambizione, oltre che necessaria per la lotta, non è neanche spregevole moralmente, tutt’altro: tutto sta nel vedere se l’ambizioso si eleva dopo aver fatto il deserto intorno a sé, o se il suo elevarsi è condizionato [consapevolmente] dall’elevarsi di tutto uno strato sociale e se l’ambizioso vede appunto la propria elevazione come elemento dell’elevazione generale”.

Da qui il passo verso la creazione di validi capi politici ambiziosi è breve. E questi capi sapranno “suscitare possibili concorrenti ed uguali”, “elevare il livello di capacità delle masse”, “creare elementi che possano sostituirlo nella funzione di capo”. Purtroppo però anche il passo verso la creazione di demagoghi che vedono se stessi come elementi insostituibili, che sanno creare “il deserto intorno a sé”, che tendono a schiacciare e ad elimire i concorrenti, e dunque ogni speranza di futura leadership, è molto corto.  A giudicare dall’ennesima richiesta fatta dal PD al novantennne Presidente della Repubblica affinché si metta a disposizione per un nuovo settennato al Quirinale, non dovrebbe essere troppo difficile capire da quale parte hanno preferito muovere i nipotini del grande filosofo sardo: absens hæres non erit!

Grillo, chapeau!

Featured image il congresso di Livorno, fonte Wikipedia. 

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