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C’era una volta Sanremo, Festival della Musica italiana…

Creato il 16 febbraio 2012 da Wally26

C’era una volta Sanremo, Festival della Musica italiana…

Come vuole la tradizione ogni anno, a febbraio,  si ripropone lo stesso quesito: guardare o non guardare Sanremo?

Puntualmente il fronte si divide fra detrattori convinti e piu’ o meno timidi sostenitori. La novita’ piu’ stuzzicante a parer mio,  e’ rappresentata dalle migliaia di utenti dei vari social networks che partecipano interattivamente all’evento commentando sarcasticamente quanto avviene sul palco. Non si salva nessuno: vallette belle e “inutili” come Ivanka che e’ stata ribattezzata scherzosamente da un internauta “i-Vakka“, i cantanti “ma perchè ci torturano in questo modo???“, “la Bertè la fanno passare sennò si suicida…. sono annni che va avanti sta storia“, questo e’ rivolto al cantante dei Marlene Kuntzparente di Chuck Norris?”, “il mio cane quando canta, lo sto aspettando!“, commenti “politici” del tipo “la De Filippi non conta quest’anno…”, oppure “il dramma e’ che verra’ ripescato D’Alessio… la camorra votera’ compatta“, commenti vari sul Festival “più trash di questo….c’è solo la mia indifferenziata“, “siamo tutti omosessuali se continueremo a farci inculare così dalla rai!”, “È più facile vendere un titolo di Stato greco che un disco di questa edizione“. Insomma, mi sono divertita parecchio a seguire la diretta via web da quaggiu’ commentando al contempo con ex colleghi e genitori tramite Skype e social networks.

Detto questo, Sanremo in questo scorcio di secolo si e’ ri-trasformato in una tribuna politica dove le canzoni servono solo da sfondo musicale.

Questo e’ un cancro che ci affligge da decenni: la Rai, come tante le altre aziende italiane a partecipazione statale, sono anomalie di mercato e politico-sociali. Quando e’ lo Stato a dirigere la musica in maniera cosi’ pervasiva, feudale, dilagano in varia misura il nepotismo, la corruzione e l’incompetenza (vedi gli scandali Finmeccanica, Alitalia, ASL, etc.) e soprattutto queste realta’, come la Rai che si nutrono di denaro pubblico, il vostro,  certo erogato dallo Stato ma pur sempre vostro, suonano la musica del dirigente di turno messo li dal politico di turno. In tal modo la politica con la sua propaganda e le sue compravendite si e’ infiltrata in ogni piega del sociale:  neanche la musica riesce piu’ a svincolarsi dalla presa dei tentacoli del dibattito politico. La Rai e’ da tempo ostaggio di questo o quel partito politico, anche se l’Autorita’ per le Garanzie nelle Telecomunicazioni dovrebbe vigilare sulla tutela del pluralismo sociale, politico ed economico nel settore della radiotelevisione. Berlusconi l’aveva occupata e stravolta per farne megafono propagandistico, adesso la sinistra tenta di riconquistare gli spazi perduti in nome del “pluralismo dell’informazione”,  portando avanti ovviamente la sua propaganda.

Prendiamo il caso di ‘Liberazione” e del finanziamento statale all’editoria. L’azienda e’ in agitazione dal 28 dicembre scorso perche’ i lavoratori rischiano la cassaintegrazione a ore zero e la chiusura. I giornalisti dicono: “Noi vogliamo continuare a far vivere questo giornale” e “I lavoratori e le lavoratrici di Liberazione si assumono ancora una volta la responsabilità di voler continuare a far vivere questo giornale e aspettano una riposta dall’editore Mrc e da Rifondazione Comunista”. Ergo: il Partito ci deve pagare perche’ noi vogliamo continuare a lavorare per questo giornale. Ma i soldi al Partito da chi  arrivano? Non solo dai tesserati ma da tutti noi, dallo Stato, e quindi anche da chi ha simpatie politiche diverse o non ne ha affatto. Perche’ quindi dovremmo mantenere “Liberazione” e gli altri giornali con i nostri soldi?

Stessa cosa dicasi per la Rai:  l’azienda viene sovvenzionata dallo Stato anche con gli introiti del canone, quindi da voi, e dai proventi che arrivano dalle aziende che comprano spazi pubblicitari sulla rete, dai privati quindi. E qui mi ricollego un attimo al discorso fatto da Celentano due sere fa, senza entrare troppo in polemica (anche perche’ probabilmente si e’ trattato di una bella trovata della Rai per alzare l’audience):

C’era una volta Sanremo, Festival della Musica italiana…

Perche’ la Rai ha consentito a Celentano, grande artista e persona sensibile e profonda (profondita’ che non da’ comunque il diritto di sparare a zero su tutto e tutti senza contraddittorio e di affrontare temi politici di cui, evidententemente, si ha una visione molto parziale e di parte) di offendere i rappresentanti della Chiesa, la stampa cattolica e una parte di pubblico pagante cattolico e/0 magari non di sinistra e/o apolitico?

Si e’ trattato di occupazione abusiva di “spazio pubblico”: nessuno avrebbe concesso il palco a un Mario Rossi qualunque per farlo parlare degli stessi temi. Celentano e’ un uomo di spettacolo ma un cittadino qualunque, non e’ un politico, ne’ un sacerdote ne’ un giornalista:  per correttezza si sarebbe dovuto limitare a cantare perche’ anche delle semplici canzoni possono veicolare benissimo dei concetti profondi’. De Andre’ insegna.

Celentano ha detto che il compenso che ricevera’ per le esibizioni sanremesi verra’ devoluto in beneficienza: sarebbe piu’ coerente devolvere una parte dei propri risparmi anziche’ utilizzare il denaro di quelli che ha offeso. Detto questo, lo spettacolo e gran parte del monologo mi sono’ piaciuti davvero, profondi e giusti alcuni concetti, belle le canzoni. Mi piace Celentano, ma ci vorrebbe davvero un po’ di “sobrieta’ “, si puo’ parlare di tutto ma nei dovuti modi.

Per concludere, la Rai dovrebbe riappropriarsi finalmente dei connotati che le sono propri, cioe’ dovrebbe tornare ad essere una televisione “generalista”, quindi bilanciata e neutrale politicamente che si occupa di rendere davvero un “servizio pubblico” secondo criteri di sano giornalismo. Che sia obiettiva nel presentare i fatti e nel presentarli risponda solo alle domande: “Chi?Cosa?Dove?Come?Quando?” lasciando le speculazioni al pubblico. Dovrebbe garantire che uno spettacolo sia tale: cioe’ un momento di svago e non di tribuna politica.

Due righe di Aldo Grasso apparse sul Corriere della Sera;

“Non mi preoccupa Adriano, mi preoccupano piuttosto quelli che sono disposti a prenderlo sul serio. E temo non siano pochi. Ah, il viscoso narcisismo dei salvatori della patria! Ah, il trash dell’apocalissi bellica! Cita il Vangelo e bastona la Chiesa, parla di politica per celebrare l’antipolitica: dalla fine del mondo si salva solo Joan Lui. Parla di un Paradiso in cui c’è posto solo per cristiani e musulmani. E gli ebrei? Il trio Celentano-Morandi-Pupo assomiglia a un imbarazzante delirio. A bene vedere il Festival è solo una festa del vuoto, del niente, della caduta del tempo e non si capisce, se non all’interno di uno spirito autodistruttivo, come possano essersi accreditati 1.157 giornalisti…, come d’improvviso, ogni rete generalista abbassi la saracinesca (assurdo: durante il Festival il periodo di garanzia vale solo per la Rai), come ogni spettatore venga convertito in un postulante di qualcosa che non esiste più. Sanremo è il Festival dello sguardo all’indietro (anni 70?)… dove tutti ci troviamo un po’ più stupidi proprio nel momento in cui crediamo di avere uno sguardo più furbo e intelligente di Sanremo (più spiritosi di Luca e Paolo quando cantano il de profundis della satira di sinistra), è il Festival della consolazione dove Celentano concelebra la resistenza al nuovo. Per restituire un futuro all’Italia possiamo ancora dare spazio a un campionario di polemiche, incidenti, freak show, casi umani, amenità, pessime canzoni e varia umanità con l’alibi che sono cose che fanno discutere e parlare? Penso proprio di no.”

“Sarcastico anche l’appunto del direttore di Avvenire Marco Tarquinio pubblicato sul sito del quotidiano: «Se l’è presa con i preti e con i frati (tutti tranne uno – PS mio: il solito Don Gallo, uno dei pochi preti che riscquotono le simpatie della sinistra perche’ attaccano la Chiesa e non parlano del messaggio escatologico-redentivo-ultraterreno di Cristo ma professano il Vangelo della Teologia della Liberazione, il vangelo sociale di ispirazione marxista dove il Cristo-Redentore non esiste se non come leader politico che promette giustizia sociale e riscatto terreno) «che non parlano del Paradiso». E se l’è presa con Avvenire e Famiglia Cristiana «che vanno chiusi». Tutto questo, perché abbiamo scritto che con quel che costa lui alla Rai per una serata si potevano non chiudere le sedi giornalistiche Rai nel Sud del mondo (in Africa, in Asia, in Sud America) e farle funzionare per un anno intero. Dunque, andiamo chiusi anche noi. Buona idea: così a tutti questi poveracci, tramite il Comune competente, potrà elargire le sue prossime briciole di cachet. Davvero un bello spettacolo. Bravo. Viva Sanremo e viva la Rai». (vatican insider)



Filed under: Musica Tagged: Celentano

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