Dopo aver convinto pubblico, critica e i pezzi da novanta degli Academy, Nat Faxon e Jim Rush tornano a scrivere insieme, concedendosi l'opportunità di fare altrettanto bene dietro la macchina da presa.
Così è stato, dico io. Perché C'era una volta un'estate prosegue sulla scia di quell'amarezza, lasciata nel dramma personale di Matt king (alias il più bel Clooney di sempre!). E si ritorna ad assaporare il fascino contraddistinto del film indipendente, disseminato tra le luci di una piccola località balneare del Massachusetts. A suon di strofe che sanno di Sundance, e con le quali bene si sposano i drammi più contemporanei delle famiglie americane, Fixon e Rush rievocano la bellezza e la nostalgia di una stagione/tappa che potremmo definire "obbligatoria", necessaria alla formazione e al passaggio decisivo dall'adolescenza all'età adulta. Ed è per forza di cose in estate, che questo accade.
Duncan/Liam James ha quattordici anni, e la sua estate avrà da insegnargli molto. Timido e introverso, Duncan dovrà accettare la convivenza della madre (una sempre splendida Toni Collette) con il nuovo compagno (un sempre insopportabile Steve Carrel), sorellastra/stronza compresa.
Le famiglie allargate ormai non fanno clamore, anzi, sono all'ordine del giorno e non solo in America. I problemi spesso arrivano quando ad un divorzio segue una convivenza difficile, con tutti gli sforzi quasi mai appagati di ricostruire la famiglia perfetta. Ne è esempio lampante la mamma di Duncan, la grandissima Toni. Mettiamoci pure che accettare un nuovo "padre" in casa, non è cosa da niente, e tutto si complica ulteriormente quando a darti il buongiorno tutte le mattine è la faccia di gomma di un uomo bugiardo e viscido che vorresti solo prendere a calci...lì, esattamente lì.
Ma come spesso accade, a bilanciare l'ago e a sistemare gli equilibri nella vita di un adolescente, ci pensa "l'amico giusto". Quello che non tutti hanno avuto la fortuna di avere, perché è lo stesso che ti può cambiare davvero la vita. Perché te lo trovi in un (non)luogo fatto di scivoli e piscine, piene di gente solo in estate. Ed è quello che ti sprona a fare, a buttarti nella vita come fosse quella, una grande, grandissima vasca dove l'acqua non sempre è bella limpida e a temperatura ideale. E la battuta sempre pronta, così come l'indole dell'eterno Peter Pan (grande prova anche quella di Sam Rockwell), ad un tratto sopraffatta dalla delicatezza di un uomo dotato di grande sensibilità. Accorto e spesso al limite della demenza, ma necessario.
Insomma di questo film si apprezza soprattutto lo studio dei personaggi che lo animano. Le loro sottigliezze, virtù e debolezze comprese, danno alla pellicola la bellezza che è tipica delle immagini quando le vedi scorrere davanti agli occhi, e ti ricordano qualcosa.E ti riportano in un momento preciso della tua vita.