Magazine Poesie

C'erano una volta Grande Puffo e Puffetta (ovvero storia "a frasi" di facebookiana provenienza)

Da Johnbrunosaid

Finalmente ho risentito Grande Puffo...lavora in un discount a Saint-Christophe

Grande Puffo chiude la zip del suo giaccone e si incammina verso casa, passeggiando sul ciglio della strada mentre le automobili sfrecciano sulla statale

Grande Puffo è seduto al tavolo da pranzo con il suo quotidiano piatto di minestra e spezza la fetta di pane nero con la speranza di non fare troppe briciole

Grande Puffo avvolge la tazza del caffè con le sue mani e canticchia:"...de la pora gente che se scanna che se scanna e che s'ammazza a vantaggio della razza de la gente che se scanna per un matto che comanna e a vantaggio pure d'una fede per un Dio che nun se vede..."

Puffetta cammina velocemente guardando le sue scarpe di Pierre Hardy mentre con la mano tiene chiuso il suo cappotto. "E ora una buona colazione" - pensa - ed entra da Le Maryland.

Grande Puffo guarda la TV in un locale sotto casa...è il secondo canale...pensa: "Uno stronzo del genere non metterebbe mai piede nel mio villaggio...anzi nel mio ex villaggio".

Grande Puffo al telefono :"Do you get up? Clouds stop and move above me, Too bad they can't help me , What is the right way?....Do I float up? When I stop and look around me, Grey is where the color should be, What is the right way?..."

Grande Puffo è stanco. Si infila nel letto e spegne la luce. I suoi occhi scrivono sul soffitto una frase che nessuno potrà mai leggere...una volta chiusi, scompare.

Grande Puffo dopo una giornata a insacchettare la spesa dei clienti e ad impilare i cestini, chiude il lunedì leggendo il suo libro preferito accanto alla finestra illuminata da un lampione della strada.

Puffetta organizza il resto della giornata. Nel pomeriggio un salto alla Galerie Jacques Ollier, una cena a Le Lutin dans le Jardin e la sera a giocare a dama con un amico.

Grande Puffo ha freddo. Infila i guanti e sbuffa pensando alla sua vita al villaggio ma è il passato. Il presente fa riflettere le insegne luminose sui suoi occhiali.

Puffetta apre la finestra del suo appartamento al n.30 di Rue des Dames, si affaccia e vede che il Groove Store è ancora chiuso. Sul pavimento trova una pedina della dama con su scritto."Ci si vede venerdì sera".

Grande Puffo esce dal pub con idee chiare e un gran mal di testa.

Puffetta esce da casa, percorrere alcuni metri e gira l'angolo. In Rue des Batignolles si ferma davanti a Learn and Fun e poi continua verso Rue de Turin dove suonerà un campanello al numero 26.

Grande Puffo ha il pomeriggio libero dal lavoro. Va in palestra, avvolge le mani con delle bende e inizia a tirare pugni ad un sacco dicendo:"Questo per chi mi vuole morto".

Grande Puffo guarda scorrere il fiume sotto un cielo che preannuncia neve.

Puffetta è sulla metro, ancora 3 fermate per Belleville.

Grande Puffo banalizza la Pop Art riordinando gli scaffali del discount.

Grande Puffo guarda nervosamente l'orologio sulla parete e sussurra: "Mi serve un biglietto per volare".

Uscita dal ristorante dove ha pranzato, Puffetta vede il Tibet e fruga nella sua Kelly. "Non preoccuparti della linea della vita" - le dice una donna dalla finestra del 22 di Rue de La Vieuville - "è quella dell'amore che conta!"

Grande Puffo corre, corre, pur rischiando di scivolare sulle lastre di ghiaccio, ma è stufo di vivere a bassa velocità!

Grande Puffo stringe per bene i lacci delle scarpe, si sistema il berretto di lana nero e lascia sulla scrivania del capo il suo addio. Canticchia: "Ooh! Get me away from here I'm dying Play me a song to set me free Nobody writes them like they used to So it may as well be me..."

"Ho la barba ghiacciata e ho inutilmente bevuto troppo...fammi salire da te" - dice Grande Puffo.

Grande Puffo fissa il tavolo di formica. "Domani riparto..domani riparto" - ripete.

Puffetta osserva le vetrine pensierosa. Avere una maglietta con stampata la propria effigie è curioso, ma lo è di più pensare quante città, che iniziano con la lettera P, possono essere visitate e vissute....ancora di più se la VIA è in fondo!

Grande Puffo è oltre il confine. Il suo zaino è sempre più leggero, la sua testa è sempre più pesante....l'animo ormai da buttare.

Grande Puffo schiaccia l'acceleratore...supera i "limiti" e urla:"Questa volta la Fenice non morirà!"

Grande Puffo, sci ai piedi, percorre km su km...tanta grinta sulle salite, totale abbandono sulle discese.

Grande Puffo ha voglia di gettare la spugna...è stufo di incassare pugni senza mai poterne tirare. Ma la spugna non sarà bianca....sarà rossa.

Puffetta si "butta" sotto la doccia...si purifica...via i ricordi degli ultimi incontri, via le tristezze del suo passato, via le stronzate che gli hanno riempito la testa, via....anche da questa casa!

Grande Puffo prepara un piano che lo costringerà ad indossare l'elmetto...ma ogni piano ha una falla e i coltelli colpiranno la sua schiena!

Grande Puffo borbotta: "La città del Sole sta capitolando..i Conquistadores tagliano teste e impongono la loro fottuta religione".

Puffetta chiude la porta del suo ex appartamento. Sotto l'aspetta un taxi per una nuova meta, per una rivincita, per una vendetta!

Grande Puffo si prepara ad una notte zeppa di incubi e presagi....si rannicchia sotto le coperte e chiude gli occhi.

Grande Puffo ha visto il tramonto. Ora si sente un po' solo ma vorrebbe rincuorare chi si sente peggio di lui.

Grande Puffo si è risvegliato dopo tre giorni di sonno profondo e di sogni imprevisti dove il passato si trasformava in futuro, il presente tornava passato e ogni pezzo combaciava con l'altro.

Si è rotto il tacco. Puffetta getta le scarpe lontano e continua a piedi nudi su un asfalto gelato. Libera, sì, si può definire libera. Ha raggiunto il suo scopo. Lascia cadere a terra la borsa quando ode rumore di passi. E' un attimo. Il suo corpo a terra, senza vita e la sua anima in un altro involucro. 30 secondi prima che i ricordi scompaiano e un'ultima lacrima per quello che era.

Grande Puffo si è accuattato dietro le mura della Città del Sole. Fa freddo per essere marzo e scendono fiocchi di neve. Sopraggiunto il buio penetra nella Sala del Comando della Città e accende tutti i pc. "Cari abitanti" - scrive - " in questi anni ho creduto a questa utopia, l'ho supportata, ma i miei sforzi sono serviti a poco. I Conquistadores stanno affondando gli artigli nei vostri cervelli, stanno legando i fili alle vostre braccia...anche alle mie. Io questa sera ho portato le forbici,taglio e cancello la mia presenza". Grande Puffo schiaccia RESET.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

  • (Used To Be A) Cha Cha

    Filed under: Dal web, Visioni Tagged: Bajo fretless, Don Alias, Herbie Hancock, huber laws, jaco pastorius, jazz blues, Lenny White, used to be cha cha Leggere il seguito

    Da  Villa Telesio
    POESIE, TALENTI

Magazine