“Nel primo film, Paul uno protagonisti infetti finiva in un lago infettandolo. Cabin Fever 2 si apre con Paul ormai consumato dal virus che emerge dalle acque del lago e corre a cercare aiuto. Muore però subito investito da uno scuolabus. Nel frattempo l’acqua del lago contagiata da Paul arriva fino ad uno stabilimento per l’imbottigliamento dell’acqua e finisce in un carico di bottiglie infette consegnate ad un college americano. Il virus viene così ingerito inconsapevolmente da molti studenti e dopo un periodo di incubazione, durante il ballo annuale inizia la tragedia tra vomito, bolle di sangue e profonde lacerazioni”
I titoli animati promettono un’esperienza simile alla pellicola del 2002, dove lo slasher anni ’80 incontra in un grottesco corto circuito la commedia collegiale americana, passando attraverso soluzioni deliberatamente splatter. Il progressivo (e barcollante) incedere della sceneggiatura rispetta marginalmente questo intento perché, se i momenti azzeccati a base di disgustosi effetti virali non mancano, la vicenda non sembra decollare né brillare in termini di originalità ed innovazione. Sia chiaro: se ci si attende un teen horror che disgusti e soprattutto diverta, il gioco funziona come funzionò il primo capitolo della serie. La questione si fa più ostica nel momento in cui si pretenda qualcosa, un qualsiasi guizzo, di più.
Attenzione ai titoli finali, una volta terminati nascondono una simpatica sciocchezza.
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