I più giovani le avranno viste solo nei film o le considereranno un elemento d’arredo vintage e ricercato, ma per chi è un po’ più in là con gli anni – neanche tanto, però – si ricorderà di averle cercate spesso e di averle usate, magari per comunicazioni urgenti o per interminabili conversazioni d’amore. Le cabine telefoniche sono quasi completamente scomparse dalle nostre piazze, ma non a New York dove l’architetto John Locke le ha reinventate facendole diventare luoghi di bookcrossing.
Mini librerie dove prendere e lasciare libri, per incentivare la lettura anche in tempo di crisi. Parte di un progetto ben più ampio, denominato DUB – Department of urban bettement, questa invenzione punta a favorire il book sharing secondo lo slogan “se ami i tuoi libri, lasciali andare”.
In Italia forse questa iniziativa non potrebbe essere replicata: un po’ perché dal 2010 Telecom Italia sta smantellando i telefoni pubblici in eccesso sul territorio e un po’ per i molti atti di vandalismo che colpiscono le strutture sparse nello Stivale. Un fenomeno, questo, con cui però si è trovato a fare i conti anche lo stesso Locke. La prima book cabine venne, infatti, installata in una zona poco frequentata della Grande Mela e in poche ore i libri scomparvero e con essi anche il ripiano di compensato che li doveva sostenere. Ora le location scelte sono molto più visibili e sembra che il baratto - conosciuto anche come swapping - abbia iniziato a funzionare come si deve.