Si è sempre pensato che in Sardegna i vitigni fossero conosciuti dal tempo dei Fenici e poi forse da quello dei Romani che avevano introdotto la vite domestica. Ecco invece cosa si viene a scoprire. Grazie alla collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici per le province di Cagliari e Oristano e al ritrovamento di oltre 15.000 semi di vite nel sito nuragico di Sa Osa (Cabras,Or), datati con il Carbonio 14 come risalenti a circa 3000 anni fa, periodo di massimo splendore della civiltà nuragica, è stato possibile scoprire che la viticoltura come la conosciamo noi oggi era già nota ai nostri antenati.
La scoperta è il frutto di oltre 10 anni di lavoro condotto sulla caratterizzazione dei vitigni autoctoni della Sardegna e sui semi archeologici provenienti dagli scavi diretti dagli archeologi della Soprintendenza e dall'Università di Cagliari. I risultati sono giunti anche grazie all'innovativa tecnica di analisi d'immagine computerizzata messa a punto dai ricercatori del Ccb in collaborazione con la Stazione Consorziale Sperimentale di Granicoltura per la Sicilia. L'analisi sfrutta particolari funzioni matematiche che analizzano le forme e le dimensioni dei vinaccioli (semi di vite), mettendo a confronto i dati morfometrici dei semi archeologici con le attuali cultivar e le popolazioni selvatiche della Sardegna, ciò ha permesso di scoprire che questi antichissimi semi erano appartenuti alle varietà coltivate. Non solo: i semi archeologici hanno mostrato una relazione parentale anche con la vite selvatica che cresce spontanea nell'Isola. L'antico vitigno scoperto in Sardegna sembra appartenere alle cultivar a bacca bianca, in particolare mostra delle relazioni con le varietà di vernacce e malvasia coltivate proprio nelle aree della Sardegna centro-occidentale. Attualmente il gruppo di ricerca sta proseguendo le indagini e sta approfondendo le ricerche anche su materiali ritrovati in altri siti archeologici e relativi ad altre specie coltivate sin dall'epoca nuragica.