Caccia a Tyranthraxus

Creato il 07 maggio 2013 da Mcnab75

Questo post mi è stato ispirato dall’amico Matteo, che recentemente ha parlato dei suoi ritrovamenti archeologici-videoludici.
Dopo aver rilevato di aver giocato più o meno agli stessi suoi videogames – non a caso abbiamo anche diverse affinità in fatto di libri, film e fumetti – mi è venuta voglia di ripescare uno dei miei pezzi più cari e datati.
Sto parlando di Pool of Radiance, il primo titolo giocato sul mio vetusto .286. Anzi, per dirla tutta puntai all’acquisto di quel primo personal computer proprio dopo aver usufruito di Pool of Radiance e di altri giochi della SSI a casa di un caro amico. Sì, l’invidia può fare molto, anche convincere i genitori a comprarti un computer, pur di non sentirti più implorare.
Correva l’anno 1988, ero già nel pieno della mia passione per i giochi di ruolo, e i prodotti della SSI – Stategic Simulation Inc. – erano il meglio in circolazione.
Lo sarebbero stati per anni.

Pool of Radiance era basato su Advanced Dungeons & Dragons, il GDR che avevo appena iniziato a “frequentare”, dopo un anno e mezzo passato in compagnia del suo fratellino più piccolo, Dungeons & Dragons.
L’intera avventura, scritta nientemeno che da quei gran professionisti che sono David Cook, Jim Ward e Steve Winter, ha luogo nel mondo di Forgotten Realms, che nel 1988 era nuovo di zecca, e spinto dalla casa madre a sostituire lo storico setting di Greyhawk.
Dal medesimo plot sono state tratte anche due altre versione: un modulo cartaceo per AD&D e una novel, che sono tentato di recuperare in lingua inglese, all’esagerato prezzo di 2.87 euro.

Lungo le coste nord del Moonsea c’è la città di Phlan, antica e nobile, ma anche colpita da una serie di devastazioni cicliche a opera delle tribù di mostri che popolano le terre attigue. Phlan è oramai divisa in due sezioni, la città vecchia, in mano agli umanoidi (orchi, ogre, hobgoblin etc) e la città nuova, ancora controllata dal consiglio cittadino. E’ proprio quest’ultimo, il consiglio, che assolda il giocatore per indagare sulla sconosciuta mente superiore che sembra coordinare i mostri, facendone una specie di esercito.
In Pool of Radiance il giocatore deve quindi assemblare il classico gruppo di avventurieri, armarlo, scegliere gli incantesimi di maghi e chierici, assoldare seguaci di vario tipo, e quindi lanciarsi nelle indagini sulla Vecchia Phlan, e infine liberarla dalla feccia che la controlla.

Dopo una lunga serie di esplorazioni si scopre che il villain che sta progettando la conquista della città nuova è un potentissimo demone, Tyranthraxus, uno dei Sette Dei Perduti, che si reincarnato in un antico drago, mettendosi al comando di un eterogeneo esercito di mostri, sacerdoti malvagi, non morti e banditi.

Dettaglio di gioco.

Visto con gli occhi di oggi Pool of Radiance ha una grafica molto scarna, basilare, ben poco attraente. A livello di interattività era però un gioco estremamente duttile e moderno. La sola possibilità di assemblare un gruppo di avventurieri, pescando tra le tante classi e razze di AD&D, era una novità assoluta per quegli anni, così come la possibilità di seguire una trama non lineare, che lasciava ampia libertà di movimento, e anche la possibilità di “suicidarsi” esplorando aree di Vecchia Phlan controllate da bande troppo forti per dei personaggi di livello basso.

Ecco, proprio la vecchia città desta in me ricordi eccezionali. L’idea stessa di ambientare un’intera campagna in un’area metropolitana lasciata allo sbando, controllata da umanoidi e bande di briganti e di maghi malvagi, è decisamente affascinante.
Tra l’altro Phlan, essendo antica e decaduta, nasconde luoghi ameni e affascinanti, ricchi di misteri e di segreti. Nei pressi della città sorge per esempio il Valjevo Castle, una delle fortezze più grandi del continente. Senza dimenticare l’inquietante Valhingeng Graveyard, il cimitero di città vecchia, da tempo infestato dalla presenza di non morti, o gli Slum, i quartieri bassi.

Anche lo stesso villain, Tyranthraxus, è uno dei cattivi migliori di quell’epoca videoludica. Lo spirito demoniaco dai poteri semidivini, capace di organizzare bande di caotici umanoidi selvaggi e bestiali, e anche in grado di possedere il possente il corpo di un drago di bronzo (solitamente buono), è un avversario tanto apprezzato da ricomparire in altri titoli della SSI e della TSR (la vecchia casa editrice di AD&D).

Questi sono i miei ricordi di Pool of Radiance, un videogame che ha fatto senz’altro storia.
Altri di voi se lo ricordano e l’hanno magari giocato?

Tyranthraxus.

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