Le ricerche condotte alla fine dello scorso anno all’interno di Palazzo Vecchio, a Firenze, sembrano confermare che dietro l’affresco La Battaglia di Marciano di Giorgio Vasari, sulla parete orientale del Salone dei Cinquecento, si celasse affettivamente un dipinto di Leonardo da Vinci. I dati che confermano la localizzazione della Battaglia di Anghiari sono stati ottenuti con una sonda endoscopica inserita attraverso l’intercapedine dietro il dipinto del Vasari. La sonda, munita di telecamera, ha consentito al team di studiosi guidato da Maurizio Seracini di vedere cosa si celava dietro l’affresco e di raccogliere campioni di materiale che verranno sottoposti a ulteriori analisi. Grazie alla tecnologia endoscopica fornita da Olympus e Wolff, i ricercatori sono stati in grado di vedere dietro l’affresco del Vasari e prelevare campioni da analizzare. Le informazioni ottenute dalle analisi chimiche, benché non conclusive, suggeriscono la possibilità che il dipinto di da Vinci, che per lungo tempo si pensava fosse andato distrutto a metà del XVI secolo con il rifacimento del Salone dei Cinquecento, potrebbe trovarsi dietro la Battaglia di Marciano.
Seracini, un ingegnere diventato un dei maggiori esperti mondiali di diagnostica artistica, ha iniziato la sua ricerca del dipinto oltre trent’anni fa. Negli anni Settanta notò le parole “cerca trova” su uno stendardo dipinto nell’affresco del Vasari, e pensò che fossero un indizio per risolvere il mistero del Leonardo scomparso. Da allora, Seracini ha sottoposto il Salone dei Cinquecento a scansioni laser, termiche e radar, confermando l’alta probabilità che il dipinto leonardesco si trovasse proprio sotto l’affresco vasariano. Quando gli si è presentata l’opportunità di realizzare un’indagine endoscopica attraverso il muro dipinto dal Vasari, Seracini ha identificato 14 aree adatte all’esplorazione. Dopo le consultazioni con l’Opificio delle Pietre Dure, sono stati scelti sei punti d’ingresso per la sonda: i restauratori dell’Opificio li hanno selezionati tra le zone del dipinto ormai prive della pittura originale del Vasari, perché già crepate o sottoposte a restauro. Sono stati i tecnici dell’Opificio a effettuare le perforazioni che hanno permesso al team di Seracini di inserire la telecamera per visionare la parete retrostante e di raccogliere campioni, che sono stati analizzati direttamente sulle impalcature con apparecchiature portatili, e poi nel laboratorio Editech, a Firenze, e nel Pontlab, un laboratorio privato di Pontedera. Tutto ha inizio nel 1503, quando Leonardo fu incaricato da Pier Soderini, gonfaloniere della Repubblica fiorentina, di dipingere la Battaglia di Anghiari su una parete del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, sede del governo della città. Il dipinto commemorava la vittoria ottenuta nella battaglia combattuta nel 1440 nella piana di Anghiari tra le truppe milanesi e una coalizione guidata dalla Repubblica fiorentina. Grazie alla vittoria, Firenze era divenuta la maggiore potenza dell’Italia centrale. Leonardo approfittò dell’incarico per sperimentale nuove tecniche di pittura murale, che però non diedero i risultati sperati. Nonostante tutto, però, il suo dipinto fu in seguito chiamato “la scuola del mondo”. A metà del secolo Giorgio Vasari, ammiratore di Leonardo, ampliò e ridisegnò completamente il Salone, dipingendo sei nuovi affreschi sulle pareti est e ovest, e forse nascondendo il dipinto leonardesco. Documenti d’epoca, redatti da testimoni oculari, confermano che Leonardo aveva completato almeno una parte della Battaglia di Anghiari. Alla ricerca il magazine National Geographic Italia ha dedicato un articolo nel numero di febbraio dal titolo Cronaca di un capolavoro annunciato di Marco Ferri.
(fonti: Rai e National Geographic Italia)