“L’obiettivo – ha commentato Luciano Calabresi, presidente dell’Atc Pg2 – è quello di rilasciare nel territorio animali di elevata qualità. In questo caso parliamo di circa 80 riproduttori, nati e cresciuti in questa struttura d’eccellenza, che saranno liberati nei comuni della bassa Valnerina”. I cuccioli passano i primi 25 giorni della loro vita insieme alla madre e vengono poi tenuti in un parco di svezzamento per ulteriori 60 giorni durante i quali sono costantemente monitorati. Vengono poi allevati a terra in zone recintate di vaste dimensioni. “Adesso – ha spiegato Calabresi – stiamo ricatturando degli esemplari di 6 mesi d’età dopo che questi hanno vissuto un lungo periodo di preambientamento”. Ai soggetti, a cui era già stato impiantato un microchip, viene quindi applicato un nuovo bollo identificativo. “Una volta presi – ha aggiunto Calabresi –, dividiamo i capi in coppie composte da un maschio e una femmina per poi farli riprodurre in territorio libero. La prima fase di questo esperimento sta andando nel migliore dei modi ma saranno gli stessi cacciatori a valutare l’esito finale dell’operazione”. Il Centro faunistico San Vito si occupa anche della produzione di fagiani e attualmente conta circa 3mila esemplari della specie allevati in circa 10 ettari di voliere. È presente anche un gruppo ovaiolo all’interno di una struttura che dispone di sale incubatrici e per il primo svezzamento. Una volta adulti i capi sono distribuiti tra i tre Ambiti territoriali di caccia regionali. “Il ripopolamento – ha ricordato Mario Damiani dell’ufficio di presidenza dell’Atc Pg 2 – è uno dei principali compiti degli Atc e noi ci stiamo attrezzando per andare incontro alle esigenze dei cacciatori: avere, cioè, selvaggina di qualità anche se non in grandi quantità”. “Dobbiamo ringraziare l’assessorato regionale alla caccia – ha dichiarato Calabresi – per averci dato questa opportunità di collaborazione”.