Cacciate i soldi, compagni!

Creato il 26 giugno 2013 da Albertomax @albertomassazza

La battaglia demagogica portata avanti da grillini e sinistra radicale su reddito di cittadinanza e F35 ha la stessa dignità politica delle rivendicazioni dei berluscones per l’impunità del loro amato leader. Certo, ci si muove da posizioni opposte: da una parte un ingenuo idealismo che vuole convincere e convincersi di poter far politica con i sogni; dall’altra una casta  smaliziata e decomposta che crede di poter esercitare ancora il proprio potere di persuasione, nonostante tutto. Il fine, in definitiva, è lo stesso: la ricerca del consenso.

Parlare di reddito di cittadinanza in una situazione di cronica recessione economica dimostra quanto questi autonominatisi paladini della gente siano irresponsabili e incompetenti. Volando basso, 500 euro al mese per 3 milioni di disoccupati, equivalgono a 18 miliardi di euro all’anno, in un periodo in cui non si riesce a cavare un ragno dal buco per evitare l’aumento Iva e il pagamento dell’Imu ai redditi più bassi che insieme valgono 6 miliardi, un terzo del reddito di cittadinanza ipotizzato. Ma anche nel caso che si trovasse una copertura, non sarebbe decisamente più lungimirante e dignitoso investire simili cifre sul lavoro, ad esempio creando opportunità con un piano per la messa in sicurezza del territorio e la messa a regime del patrimonio artistico e culturale?

Qualcuno penserà che sia sufficiente iniziare a tagliare gli F35 per recuperare i fondi. Il cittadino portavoce, nonchè presidente della vigilanza Rai, Roberto Fico proprio oggi ha parlato di 4 miliardi di euro all’anno risparmiati. Niente di più falso: gli F35 hanno un costo stimato inferiore ai 15 miliardi, spalmato in 45 anni, dal 2002 al 2047. Il costo annuo medio si aggira sui 300-350 milioni; nel 2012 son stati stanziati poco meno di 550 milioni. Ora, premettendo che con me si sfonda una porta aperta a parlare di disarmo, il punto è che il disarmo non può che essere globale, non può essere costruito con un candido idealismo pacifista, ma solo con un estenuante lavoro diplomatico. Senza soffermarsi sull’aspetto, tutt’altro che secondario, della grave ricaduta in termini di occupazione che la rinuncia arbitraria alla commessa provocherebbe. In un simile scenario di pressapochismo, persino un governicchio come l’attuale finisce col giganteggiare, prendendo una semplice misura di buonsenso: rinviare la decisione e subordinarla alla volontà del Parlamento.

In definitiva, si spacciano per giustizia sociale delle misure demagogiche che, se attuate, darebbero il definitivo colpo di grazia al sistema paese, preparando un terreno in cui gli sfruttati non potranno che essere ancora più sfruttati.


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