di Emanuela De Pinto
832 corpi non identificati in Italia. Morti accidentali, prostitute massacrate, omicidi dimenticati.
Ancora nella Capitale, ma facciamo un salto di cinque anni indietro.
Undici novembre 2001, sul greto del fiume Tevere giace il corpo di un uomo. Altezza un metro e settanta, età intorno ai 50. Indossa solo un maglione verde, un taglio profondo all’altezza dei testicoli, forse fatto con un coltello.
Primo aprile 2011: sotto il ponte della strada statale 234, a Orio Litta, provincia di Lodi, viene rinvenuto un altro corpo. Il cadavere è sezionato, tranciato di netto all’altezza della vita, delle ginocchia, del collo e dei polsi. Indosso ha un pigiama e un paio di calzini. Età, dai 20 ai 40 anni.
Vite spezzate e finite, nero su bianco, in un macabro fascicolo: il registro generale dei cadaveri non identificati. L’elenco è lungo, ad oggi in Italia sono 832 salme. Si tratta il più delle volte di extracomunitari, molti dei quali ritrovati in mare, naufraghi dei cosiddetti barconi, che perdono la vita nella traversata della speranza dal loro al nostro Paese. Poi ci sono i senzatetto. I loro resti vengono spesso ritrovati in baracche e rifugi di fortuna. Della loro morte, come della loro vita, nessuno si accorge.
Altro filone è quello delle prostitute. Per loro ogni notte è una roulette russa, può andare bene ma ci si può anche rimettere la vita. Omicidi brutali, ai quali segue l’occultamento del cadavere.
E’ il caso del corpo ritrovato l’8 luglio del 2011 in un campo nei pressi di Ponte Medaglia, a Roma. Una giovane donna, sui 20/30 anni, capelli biondi tinti di rosso, le unghie laccate dello stesso colore. Un particolare: è stata mutilata. O come quelle ossa e brandelli di corpi rinvenuti in diversi sacchi di plastica nera e azzurra il 21 giugno del 2006 a Barberino del Mugello, Firenze.
Ipotesi omicidio e messe nere
Uomini e donne italiani, a volte vittime di reati tremendi, altre di sventure accidentali. Persone alle quali non si è mai riusciti ad attribuire un’identità, nonostante il meticoloso lavoro di intreccio dati con le denunce presentate alle forze di polizia. Come se la morte avesse cancellato ogni traccia di vita vissuta.
E’ il caso del corpo ritrovato il 28 agosto di tre anni fa, sempre nella Capitale. Maschio, 55 anni, calvo, 1.70 di altezza. E’ vestito per bene: un maglione scollo a “v”, un pantalone, un orologio marca Seiko fermo alle 05:45. Forse l’ora della morte. Non un “barbone”. Eppure invisibile.
O ancora, sempre nel 2009, il ritrovamento del corpo di un uomo a Genova. Causa del decesso impiccagione, età 45/55 anni, ai piedi scarpe da tennis, indosso una tuta, una giacca sportiva e un perizoma nero da donna.
Così come quelle ossa umane in una chiesa sconsacrata il 19 agosto 2009 a Sogliano al Rubicone, provincia di Forlì, per i quali la procura ha avviato accertamenti. E non da ultimo, il caso del corpo scoperto a Santa Severa, Roma, nel lontano 1998. Il cadavere dell’uomo, circa 40 anni d’età, presentava lesioni multiple da arma da taglio e arma da fuoco. Nudo, trasfigurato e con gli arti superiori amputati. Casi di cui i media non si sono mai occupati.
Il caso Inzaina
Mesi, a volte anni. Come il caso di Bachisio Inzaina, nel 2007. Il cadavere dell’uomo è stato conservato per ben sette anni nelle celle frigorifere della sezione di medicina legale dell’azienda ospedaliero-universitaria di Pisa. Solo dopo tutto questo tempo, è stata possibile l’identificazione grazie al confronto con il dna delle figlie.
Un caso raro, a prova del fatto che il lavoro dell’Ufficio guidato dal prefetto Penta dà i suoi frutti, nel 2011 sono stati identificati 33 cadaveri.
Un modo per facilitare l’identificazione è quello messo in pratica dall’istituto di medicina legale dell’Università degli Studi di Milano diretto dalla dottoressa Cristina Cattaneo, preziosa collaboratrice del prefetto Penta e del vice prefetto Agata Iadicicco. Le foto dei cadaveri presi in carico dall’istituto sono visibili in rete.
Immagini per stomaci forti, meglio intendersi. Ma utilissime, assicurano gli addetti del settore. Sono stati diversi, infatti, negli ultimi anni i corpi identificati proprio grazie alle fotografie on line.
Prima della creazione dell’Ufficio del Commissario straordinario per le persone scomparse, nel 2010, non c’era alcuna procedura obbligatoria da seguire.
I cadaveri senza nome venivano sepolti in fretta, senza autopsia e senza prelievo di materia organica. E’ questo uno degli ostacoli maggiori all’identificazione dei corpi piuttosto “datati”.
Due misteri da risolvere: quelle fedi nuziali al dito
Causa della morte dell’uomo, circa 60 anni: una pistolata alla nuca. Ai piedi calza dei mocassini, al collo ha una collanina d’oro. Al dito una fede nuziale con l’incisione “Papa 16.02.90”.
Il secondo è del 1998, all’isola di Capraia, Livorno. Anche in questo caso si tratta del cadavere di un uomo con all’anulare sinistro la fede nuziale con la scritta “Caterina 24.10.92”.
Dei due cadaveri non sono stati prelevati campioni organici prima della sepoltura. Ma un modo per indagare su queste morti e risalire a un nome ci sarebbe.
L’Ufficio del prefetto Penta sta infatti cercando di avviare una collaborazione con l’indice delle anagrafi presso i Comuni, perché è solo qui che si possono trovare certe informazioni: cambi di residenza e certificati di matrimonio.
L’esercito degli scomparsi
Spetta a due regioni del Sud, Sicilia e Calabria, il primato degli scomparsi possibili vittime di reato. Sparizioni legate alla cosiddetta “lupara bianca”, ad esempio. Spesso si tratta, invece, di allontanamenti volontari, persone che vengono presto ritrovate. Ma, secondo i dati del Commissario straordinario per le persone scomparse, sono in aumento anche i suicidi.
Ed è chiaro che più passa il tempo, meno sono le possibilità di ritrovamento. Le ricerche vedono coinvolti, oltre all’Ufficio del prefetto Penta, il Dipartimento di Pubblica Sicurezza, le forze di polizia, le procure, gli istituti di medicina legale, gli obitori comunali, le asl regionali e alcune associazioni di volontariato, come l’associazione Penelope, che assiste i familiari degli scomparsi nel loro dramma.
L’Ufficio del Commissario straordinario rischia la chiusura
Eppure, la grande macchina messa in moto dal Commissario straordinario potrebbe arrestarsi. Sull’ufficio pende infatti una spada di Damocle, la proroga annuale con un decreto del Presidente della Repubblica in base al parere favorevole della Presidenza del Consiglio. Proprio nelle scorse settimane il Consiglio ha dato parere negativo, facendo correre il rischio chiusura. Ad alzare un vespaio di polemiche ci hanno pensato proprio i familiari delle persone scomparse che hanno tempestato di mail il governo, ribadendo l’assoluta importanza di questo organo.
Il pericolo è stato quindi scongiurato ed è stata ammessa una proroga fino al 31 dicembre 2012. Con l’arrivo del nuovo anno, quindi, il Commissario straordinario per le persone scomparse potrebbe chiudere ed essere il prossimo a rimanere senza identità.
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