Caduta di Paolo Guinigi, 15 agosto 1430

Creato il 15 agosto 2014 da Marvigar4

“Nel dì 14 di Agosto del 1430 Francesco Sforza acquartierato nella pianura di S. Alessio, invita Ladislao figliuolo di Paolo a portarsi da lui con della cavalleria, sotto il pretesto di andare insieme a’danni del territorio fiorentino. Va esso senza sospetto d’inganno, e ricevuto con tutte le maggiori dimostrazioni di affetto, lo tiene presso di se tutto quel giorno a conferire seco delle varie imprese che potevano eseguirsi. Era concertato che nella notte venendo il dì 15 i congiurati facessero prigione Paolo Guinigi, e seguito l’arresto, dessero il segno con la campana di S. Frediano e con fanali allo Sforza, perché esso parimente ponesse nelle forze Ladislao, e dipoi entrasse in Lucca con la sua Armata per ovviare a qualunque tumulto o disordine che fosse insorto. Fu tutto con felicità eseguito. Nella notte Pietro Cenami, Terio Gentili e Giovanni Ghivizzani con trenta della più robusta e sicura Gioventù Lucchese si portano al Palazzo, (andati altri con buon numero di armati in vari posti della Città per tenere in freno il popolo in caso di sollevazione) riesce loro di penetrar dentro, salgono le scale, e già cominciano con le scuri a spezzare le Porte. Alle strepito e al rumore intende Paolo essere il Palazzo pieno di armati; pure preso cuore si fa innanzi egli stesso; ma poco mancò che non venisse trucidato in quel punto; e certamente sarebbe stata per lui l’ ultima ora, se Pietro Cenami rattenuto non avesse il cieco impeto e la ferocia della sua gente. Dimanda Paolo che cosa ricerchino, e fugli risposto che la Città più oltre soffrir non voleva il suo dominio. Pregando allora esso che siccome senza sangue era stato innalzato a quella Signoria , così senza sangue fossero contenti di deporlo, si dette nelle loro mani, condotto con i due figliuoli Agostino e Rinaldo nella Cittadella.

Date il segue stabilito con la campana dinotante la detenzione di Paolo, fu gridato per le contrade tutte Libertà; non avendo ardire di opporsi le milizie del Guinigi per il poco numero in cui si ritrovavano, essendo la maggior parte di quelle uscite fuori con Ladislao. Fu questi pure detenuto dallo Sforza, e dipoi insieme col Padre e i detti due suoi Fratelli mandato a Milano al Duca Filippo, e da esso serrati tutti i quattro nella fortezza di Pavia. I figli furono in progresso da quella liberati, ma Paolo ci dové terminare i suoi giorni, morto ivi dopo due anni, oppresso dal dolore, dalla tristezza e dalla afflizione nel vedersi distaccato sempre dalla sua amata Famiglia.

Confessano tutti, oltre a risultare da quanto è stato accennato, che il Governo di Paolo Guinigi fu placido e soave, inclinato per natura più tosto alla clemenza che al rigore, e più attento a divertire i delitti, che rigido in punirli.

Ornò la Patria di belle e savie Leggi, le quali non ostante l’odiosità del Legislatore, incontrarono tanto plauso, che meritarono essere sino a’ dì nostri osservate.”

Antonio Nicolao Cianelli, Dissertazioni sopra la storia lucchese Vol. 2, pp. 148-149, Lucca, Tipografo Francesco Bertini, 1814



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