Caduti senza lavoro

Creato il 17 aprile 2012 da Paz83

E’ strano, perché ormai dovrebbe apparire evidente a tutti. Eppure incontri ancora qualcuno che nonostante tutto si ostina ad affermare che la crisi non c’è, o meglio, che è una questione astratta. Roba di numeri e di mercati finanziari. Cose da Wall Street o al massimo, per restare in casa nostra, da Piazza Affari. Perché il suo negozio, la sua attività va bene e anzi non è mai andata meglio e quindi dove sta il problema? Evidentemente sono gli altri che non sanno gestirsi. Cose sentite che mettono i brividi, cose di gente che forse non vuole ammettere a se stessa che forse è anche peggio, cose di cattiva informazione. Io non lo so. Quello che vedo e che sento però non è astratto. Quella che stiamo attraversando è una batosta che uccide, nel vero senso della parola. Lascia sul campo un numero di vittime tali che si direbbe quasi una guerra, una guerra di persone che non si sentono più tali, o forse proprio perché sentendosi fortemente tali decidono di non accettare più. Basta andare a leggersi qualche dato del rapporto Eures che parla di una media di uno / due morti al giorno. Non ci credete? Serve solo una veloce ricerca in rete per scoprire che ad esempio nel mese di Marzo i casi sono stati una decina. Ma senza andare così indietro, basta guardare ai giorni scorsi col tentativo di un ventenne l’altro giorno, o la storia di Lucia, 28 anni laureata  ma precaria con una figlia piccola, la cui madre oggi ha scritto una commovente lettera. E ancora l’anziana di Gela a cui è stata ridotta la pensione o l’imprenditore ieri a Fano, e poi il 27enne che aveva paura dei debiti con Equitalia. Sono le storie dei “caduti senza lavoro”. E intanto sui giornali continuiamo a leggere di truffe, lingotti, diamanti, ruberie milionarie, di ripartizioni di rimborsi in soldi pubblici, proprio da parte di quelle persone che di risolvere questi problemi dovrebbero occuparsi e che invece con la mente e con il cuore sembrano davvero così lontani da un paese che in tutti i modi cerca di chiedere aiuto, anche con gesti estremi, e che invece di essere ascoltato viene ancora una volta umiliato.


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