1. Roma è sempre stata una città ricca di caffè letterari capaci, attraverso i loro frequentatori abituali, di “dirigere” le scelte culturali e letterarie dell’epoca. Il Caffè Letterario Roma come si rapporta con l’importante passato di questi locali?
Il nome ‘caffeletterario’ non è stato scelto casualmente, ma con la volontà di richiamare concettualmente i caffè letterari dell’Ottocento che erano dei luoghi in cui circolava la cultura d’avanguardia. Basta pensare che le donne che solitamente erano escluse da un certo attivismo culturale nei salotti borghesi erano invece ben accolte nei caffè letterari. Ovviamente questo concetto di luogo in cui prendono forma iniziative e raffronti è stato riportato alla realtà attuale tenendo conto dei nuovi linguaggi nella comunicazione, nell’arte e nella cultura in generale.
2. I dati sulla lettura in Italia sono, per alcuni versi, contrastanti e disarmanti. Voi avete modo di constatare da vicino l’interesse e la frequenza delle abitudini dei lettori, almeno per quanto riguarda il raggio d’azione del Caffè. Per quello che potete vedere nelle vostre sale, parlando con le persone, ascoltando qua e là, la lettura e la letteratura sono davvero una parte irrisoria della vita, per cui è sempre più difficile trovare spazio? Secondo lei il problema del mercato editoriale attuale è la mancanza di letteratura vera sugli scaffali oppure una sorta di placida, consapevole e voluta ignoranza e pigrizia intellettuale dell’italiano medio?
Penso che gli italiani siano dei lettori pigri. Sappiamo bene che le difficoltà nella diffusione della letteratura o anche della semplice informazione col tempo divengono corrosive vanificando gli entusiasmi che invece portano a proporre senza riserve o preconcetti. Però l’esperienza del Caffè ci ha fatto notare che se gli italiani non cercano il libro o le biblioteche allora è meglio che avvenga il contrario: così magari qualcuno che viene da noi per bere ed incontrare amici alla fine si incuriosisce sentendo parlare di un libro e va in libreria e lo compra, oppure usa la nostra emeroteca e comincia a curiosare tra i quotidiani o va in biblioteca e affitta un libro sapendo che non gli costa nulla se non un minimo di sforzo per liberarsi della sua pigrizia ed entrare in un mondo che non conosceva come forse avrebbe voluto.
3. La cultura è di casa nei vostri programmi: film e libri d’autore, contest e mostre fotografiche, incontri, libreria e biblioteca. Qual è il filo conduttore di ogni vostra proposta al cliente? Avete un particolare “credo” che cercate di trasmettere attraverso il vostro modus operandi?
C’è sempre stato un concetto di base che ha guidato le nostre scelte: cercare di cogliere i rapporti interdisciplinari, relazionandoli in una realtà che possa unificarli piuttosto che dividerli. Cerchiamo inoltre di dare spazio a quelle realtà che, pur avendo una qualità nei contenuti, non riescono a trovare visibilità nei canali tradizionali: è il caso dei film italiani che non hanno distribuzione o di piccole case editrici che non trovano spazio in libreria.
4. Nel vostro bookshop viene dato spazio alle opere delle case editrici di piccola e media dimensione, quelle maggiormente messe in difficoltà dal mercato. Un autore emergente con un libro pubblicato da poco, non necessariamente con una casa editrice alle spalle che lo sostiene nelle iniziative pubblicitarie, può venire nel vostro caffè letterario, chiedere uno spazio per il suo libro e ottenerlo, sia all’interno del bookshop, sia come evento-presentazione? Chiedete dei contributi ai giovani autori sconosciuti per la pubblicità della loro opera realizzata nei vostri locali? Quante copie dell’eventuale romanzo scegliete di tenere nella libreria? È possibile rinnovare il numero di copie, una volta vendute? È possibile lasciare in omaggio una copia nella biblioteca del Caffè Letterario?
Come avevo anticipato cerchiamo di dare spazio alle piccole case editrici e ai giovani autori. Di solito viene effettuata una selezione in base alla qualità delle opere piuttosto che al tipo di commerciabilità. La coesistenza di diverse attività all’interno del caffè ci permette di dare una certa autonomia alla libreria, per cui gli spazi espositivi non devono necessariamente ‘produrre vendita’ perché il nostro concetto di ‘vendere libri’ non si attua tra gli scaffali, ma piuttosto alle presentazioni, nei dibattiti, durante corsi specifici.
Il libro si fa conoscere piuttosto che mostrarsi semplicemente. Ovviamente il caffè ha grosse spese per il suo mantenimento quindi vengono chiesti dei contributi, anche se minimi, per la fruizione dello spazio.
Di solito garantiamo la visibilità attraverso il nostro website che ha quasi raggiunto i quattromila iscritti, e organizziamo assistendolo ogni evento. Su un punto però siamo inflessibili: la vendita dei libri deve avvenire attraverso la nostra libreria.
5. La vostra biblioteca fa parte del circuito cittadino delle biblioteche di Roma. Avete un ampio catalogo suddiviso fra volumi, audiolibri, riviste e periodici, audiovisivi. Molto di questo patrimonio deriva dalla biblioteca Ostiense. Com’è nato questo lascito? Che rapporto lega le due biblioteche?
Non ci sono due biblioteche: la biblioteca ostiense si è trasferita da noi. Il progetto è nato dalla collaborazione tra il precedente presidente delle biblioteche di Roma il dott. Igino Poggiali e la direzione artistica del caffè da me curata: prendendo spunto dall’esperienza delle biblioteche londinesi, volevamo tirar via questo luogo dai suoi spazi istituzionali per portarlo in un ambito privato frequentato prevalentemente dai giovani. La biblioteca si adattava così alle scelte dei suoi potenziali frequentatori scegliendo i loro luoghi e i loro orari. Dopo aver superato le difficoltà burocratiche iniziali, quello che era partito come un progetto sperimentale si è rivelato un gran successo tanto che adesso la biblioteca Ostiense è una delle più frequentate della città con un numero di prestiti molto elevato.
6. Roma è una città cruciale per le arti. La sua storia ne è emblema. Pullulano, inoltre, in centro, librerie specializzate nel grande abbraccio delle arti visive e letterarie. Il Caffè Letterario Roma ha qualche speciale convenzione con qualcuna di queste librerie, considerando l’ampia gamma di proposte che toccano la danza, la musica, il design, il teatro, il cinema?
Non abbiamo rapporti diretti con altre librerie perché come dicevo prima ciò che ci interessa è soprattutto proporre eventi per la conoscenza e la diffusione di un libro. Di solito le collaborazioni sono con le case editrici oppure con i teatri, gli artisti, i musicisti e se si tratta di design con le case produttrici di oggetti o mobili.
7. Considerando il corposo spazio che viene dato all’Arte, immagino per voi non sia solo una questione di guadagni e visibilità. Cosa rappresenta l’Arte per il Caffè letterario Roma? L’Arte può salvare la vita? La cultura può essere considerata come una via maestra per superare la crisi?
L’arte è il luogo della coesistenza tra vari elementi: la sensibilità, l’intuito, la conoscenza, la cultura, il desiderio di comunicare compiacendosi, denunciando o semplicemente osservando. Da questo punto di vista diventava una necessità per il caffè dare all’arte spazio e visibilità. La cultura in quanto conoscenza è sempre una via di salvezza nella vita.
8. Il Caffè Letterario Roma dispone anche di media e studi televisivi per la registrazione di dibattiti. Su che canale sono visibili queste trasmissioni? Avete mai realizzato dei dvd che includano gli eventi televisivi più significativi da voi trattati?
Appena siamo nati gli studi televisivi erano stati affidati a ‘Nessuno tv’ visibile nei canali di Sky. Dopo la chiusura della televisione è cominciata una collaborazione con ‘QB television’. Attualmente gli spazi televisivi vengono affidati a produzioni indipendenti, spesso di tipo cinematografico. Esistono diversi video di eventi del caffè ‘di una certa rilevanza’ che sono stati girati durante il loro svolgimento.
La ringrazio molto per la collaborazione.