Il mio è stato un "tornare in Sardegna", in una stagione che non è vacanziera, in una città che è Sardegna ma in una maniera differente. Per diversi anni ho scelto questa isola come meta delle mie vacanze. Quando arrivavo ad Olbia e scendevo dalla nave, mi sentivo di nuovo a casa. L'ospitalità, i paesaggi, il mare, i borghi, le spiagge e le cale nascoste, la gente, la varietà, il cibo. Ero e sono innamorata di questa terra. Ero felice di poter aggiungere un pezzo di Sardegna a quello che giá conosco, oltre la balneare, la rurale, l'interno, anche la Sardegna cittadina.
Sono stata poche ore a Cagliari anni fa, una città che per me non aveva quasi un volto. Ci passai per raggiungere la costa occidentale e il mio era il ricordo della sua lunga spiaggia e il sapore di un pesce squisito, mangiato in un piccolo bar. Cagliari era per me questo. Quando ho ricevuto l'inviro del consorzio di promozione culturale Camù ho deciso di farvi ritorno per trovare quel volto cittadino che mancava.
Ciò che si è aggiunto alla mia conoscenza di questa città sono un insieme di altre macchie, forme e sapori che hanno aggiunto piccoli frammenti, ma non hanno ancora costruito l'intero. È il frutto di una percezione leggera e libera, dell'incontro e del dialogo con le persone che mi hanno guidato, delle significative sebbene brevi esperienze che ho potuto realizzare. Cagliari è ora per me un abbozzo di strade, piante e mare che ho aggiunto alla mia conoscenza che non ha ancora la forza di essere una serie di indicazioni didascaliche. È più che altro un indizio di quello che potrebbe essere, è la sensazione che ho di essa.
Cagliari è un insieme di strade popolari che raccontano la storia di dominazioni, uno stratificarsi di stili, gente e arte. Passeggiando per le vie popolari adiacenti a Largo Carlo Felice mi è sembrato di ritornare in Spagna o in Portogallo, dove ammiravo i balconi scrostati che celano e mostrano tanta popolare umanità. Cagliari è una signora che ha parenti nel nord Italia con bar storici e moderni, pieni di vita, dai larghi viali piemontesi, con immense piante felicemente rigogliose, e le statue commemorative. È una città la cui gente passeggia con una certa signorilità borghese molto poco isolana fra le vetrine monomarca.
Cagliari è il capoluogo e si vede, con i suoi palazzi fieri e autorevoli, dalle tante bandiere, oltre a quella dei Mori che sventola sulle facciate. È la passione del sacro e del profano, della festa del santo patrono, Efisio, che ogni Primo Maggio, anche quando era sotto il fuoco nemico, veste di abiti nuovi, gioielli e fiori, nel suo percorso verso il mare in ricordo del miracolo contro la peste. È una città che ha sofferto le atrocità della guerra, i cui segni, ancora oggi, sono nelle facciate dei preziosi palazzi.
Cagliari è il Maestrale che la accarezza all'improvviso, ti fa alzare la gonna e rende fresche le guance, quell'aria che accompagna i tuoi passi mentre passeggi per il Poetto ammirando i colori del mare e sbendia i pensieri liberi dal nostro flusso di parole. Cagliari è il sapore dei frutti del mare e della terra di Sardegna, l'energia dei pescivendoli che urlano nel mercato coperto di San Benedetto, i colori e le forme geometriche in un acquario senz'acqua e per noi mammiferi. È l'arte sacra e le facciate di pietra gialla che si stagliano dal cielo azzurro, di quell'azzurro che solo la Sardegna sa donare.
Cagliari è teatro, letteratura, cultura, trasformazione e scambio. È un luogo dove poter mostrare la propria arte, dove ammirare quella altrui. È uno spazio stranamente accogliente in cui i fenicotteri rosa nidificano in stagni che si integrano nel paesaggio, le vecchie saline, i palazzi, il porto.
Cagliari non manca di raccontarsi: chi conosce un po' i sardi, la loro terra, l'Italia e i paesi iberici saprà leggerla e capirla. Chi però volesse rubare i suoi segreti con gli occhi di un bambino lo potrà fare vivendo una storia, fatta di narrazioni vere, finte e verosimili attraverso cui Cagliari si racconta e si svela. Questa città ha voluto cavalcare una piccola sfida raccontandosi anche attraverso un romanzo per ragazzi, " Sotto le ali del vento " di Luigi Dal Cin. Tanta gente viaggia, incontra e conosce. Ma sono in pochi quelli che osservando riescono a rubare l'essenza delle cose. E questo è un dono. Spesso sono i bambini, non perché è di moda pensarlo, ma perché hanno il potere di svelare con potenza e libertà le cose che noi non sappiamo cogliere.
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