Cagliari, SANTA LUCIA: un rudere dalla storia nobile e antica
Creato il 10 luglio 2011 da Ilmulinodeltempo
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I ruderi della chiesa di Santa Lucia, luogo di culto di antica origine medioevale, si possono osservare nella parte più antica del rione Marina, e occupano una porzione dell’isolato formato dall’intersezione delle vie Barcellona, Sardegna, Napoli e Cavour.Quanto oggi resta dell’anticoedificio non rende giustizia alla sua storia e all’importanza che esso harivestito nel passato; la chiesa è, infatti, in linea di massima, totalmenteignota alla maggioranza dei cittadini, che spesso si fermano incuriositi davantialle strutture superstiti, affascinanti pur nella loro nudità. Solo di recentel’area della chiesa, per decenni mortificata dalla presenza di un parcheggio edi un ponteggio che nascondevano alla vista la porzione di edificio ancora inpiedi, è stata recintata, in attesa di un adeguato intervento che le restituiscadignità e la consegni alla fruizione di cittadini e turisti.Contrariamente a quanto in generesi crede, l’edificio non venne distrutto dai bombardamenti aerei del 1943; sololievemente danneggiata nella cupola e nei locali annessi, essa fu infattidemolita nel 1947, per motivi legati a ragioni urbanistiche e di speculazione oggidifficilmente condivisibili, che non tenevano in nessun conto il valore storicoe architettonico del sito e del contesto medioevale del quartiere, per il qualeerano previsti estesi sventramenti e demolizioni; la piazza prevista al postodell’edificio non fu infatti mai realizzata, e le strutture residue, ben prestocadute in totale abbandono, contribuirono ad accentuare il degrado dell’area,fino a tempi molto recenti.Non si hanno notizie precisesull’origine del luogo di culto; allo stato attuale degli studi, sel’identificazione è esatta, la prima notizia riguardante la chiesa di SantaLucia risale al 1 aprile 1119, quando l’arcivescovo di Cagliari Guglielmo concesseai monaci Vittorini di Marsiglia, tra gli altri edifici, anche la chiesa Sanctae Luciae de Civita; la chiesadoveva trovarsi pienamente inserita nel contesto del porto antico, moltoprobabilmente al centro di un piccolo borgo funzionale alle attività portuali,quasi un secolo prima dell’ufficializzazione dell’insediamento pisano sul colledi Castello; questo avvenimento segnò la nascita della Cagliari medioevale epose le basi per il suo sviluppo urbano, che dovette interessare in misura nonmarginale anche la zona portuale, anche se i dati concreti al riguardo sonopiuttosto scarsi e incerti.Per ritrovare menzione dellanostra chiesa si deve attendere fino al 1263 quando, nel corso della visitapastorale effettuata dall’arcivescovo di Pisa Federico Visconti, essa vennevisitata insieme ad altri luoghi di culto della città.In seguito alla conquistaaragonese di Cagliari nel 1326, la chiesa si trovò ad essere inserita nel fittotessuto del nuovo quartiere disegnato dai conquistatori per la sistemazione dellazona del porto. La nuova urbanizzazione del rione – giunto in buona parte integrofino ai giorni nostri – venne portata avanti secondo un progetto ben definito,con strade diritte e perpendicolari tra loro, che formano, per mezzo della lorointersezione ad angolo retto, isolati molto regolari di forma quadrata. Non ènoto se l’antica chiesa, trovatasi al centro di un intervento di pianificazioneurbana così complesso, abbia subito per questo delle modifiche o una totalericostruzione. È comunque certo che, all’interno del reticolo stradale delquartiere, essa si inserì perfettamente in uno dei nuovi isolati, mantenendoquesta configurazione fino ad oggi, con l’ingresso aperto sulla via Barcellona,una delle principali arterie del borgo.L’orientamento dell’edificio, coningresso rivolto a est e abside a ovest, risulta piuttosto anomalo nel panoramadell’architettura medioevale sarda, per cui è lecito pensare a un qualcheadattamento dell’edificio antico, forse ristrutturato o spostato in funzionedello sviluppo del quartiere.Citata in pochi altri documentidel XIV secolo, passò, nel 1405, tra le proprietà arcivescovili. Ai primi delSeicento la chiesa venne concessa quale sede della arciconfraternita dellaSantissima Trinità e Sangue di Cristo, fondata nel 1606; la confraternitaresterà legata alla chiesa di Santa Lucia fino all’ultimo dopoguerra.Fu probabilmente in seguito all’insediamento dell’arciconfraternita che la chiesa venne sottoposta ad importanti lavori diristrutturazione che, nel corso del Seicento, le diedero la configurazioneplanimetrica e l’immagine che mantenne fino al momento della demolizione.Le varie fasi dei lavori secenteschisono ancora da chiarire con precisione: la chiesa antica venne trasformata(demolita o ristrutturata non è dato di sapere) in una architettura moderna,perfettamente allineata alle nuove istanze controriformistiche e classicisticheche stavano lentamente mutando, da qualche decennio, il panorama architettonicocittadino, fino ai primi del secolo pienamente aderente alla correntetardogotica di marca iberica.L’edificio che ne risultò siallinea ad altre architetture religiose della città edificate nei secoli XVII eXVIII: impianto ad unica navata con sei cappelle laterali (tre per lato) epresbiterio leggermente più stretto e più basso della navata; per quantoconcerne le coperture, navata e cappelle si presentavano voltate a botte,mentre il presbiterio mostrava una elegante cupola emisferica su pennacchi,elemento non comune nelle chiese cagliaritane del Seicento, e che si puòaccostare agli esempi simili – vicinissimi nel tempo e nello spazio – dellechiese di Sant’Agostino (ultimo ventennio del XVI secolo) e di Sant’Eulalia(1612-1613). L’esecuzione geometrica corretta degli elementi di raccordo con ilquadrato di base – contrariamente a quanto avviene nelle due chiese appenacitate, dove i pennacchi mostrano varie incertezze legate all’inesperienzadelle maestranze con questo tipo di strutture – darebbe adito all’ipotesi diuna datazione più recente per il presbiterio di Santa Lucia, datazione almomento non precisabile. Altre due cupolette simili per forma e decorazioni sipossono vedere quali coperture di due cappelle laterali nella vicina chiesa delSanto Sepolcro. Alcuni dati documentali ci attestano, comunque, che nel 1620erano in corso dei lavori.La chiesa prospettava su via Barcellona con una facciata leggermente arretrata rispetto al filo stradale, conclusa da un coronamento a doppia inflessione, elemento anch’esso comune a molte altre chiese cittadine di epoca barocca o ristrutturate tra Sei e Settecento (tra gli esempi più notevoli superstiti si ricordano le facciate delle chiese di Santa Restituta, Santa Chiara e Santa Teresa). Un semplice portale permetteva di accedere alla navata, il cui piano pavimentale era più basso rispetto alla via antistante. Una cornice marcapiano, di cui resta un piccolo tratto, divideva il prospetto in due ordini. Un finestrone rettangolare in asse col portale dava luce all’interno.Al di sopra delle cappellelaterali, su entrambi i lati dell’edificio, vennero ricavati alcuni ambienti diservizio, accessibili per mezzo di scale collocate nella sacrestia e nel vanoad essa speculare, in cui si apriva l’ingresso secondario su via Napoli.Lungola via Sardegna si aprivano le finestre per l’illuminazione delle cappelle dellato sud e del corridoio ad esse sovrapposto. Altri due piccoli ambienti eranoricavati nello spazio di risulta tra il prospetto principale e le prime due cappelle.La chiesa venne poi dotata, nelcorso del tempo, di interessanti arredi marmorei e di opere d’arte, elementi oggiin buona parte dispersi o custoditi presso il vicino Museo del Tesoro diSant’Eulalia.Un ultimo importante restauro siebbe tra il 1910 e il 1912, per motivi legati a problemi di tipo strutturale estatico, non meglio noti. Il “restauro” comportò, oltre alle necessarieriparazioni volte a garantire la stabilità dell’edificio, la realizzazione diuna nuova decorazione degli interni con un pesante rivestimento pittorico atempera, nuove cornici e stucchi, sia nella navata che nelle cappelle. Ledecorazioni in questione sono ben visibili in alcune fotografie dell’internoeseguite nel 1947.Uscita indenne dalla parzialedemolizione prevista dal piano regolatore di Gaetano Cima del 1858 (ripreso poidal piano Costa del 1890), che prevedeva il taglio delle cappelle del lato sudper permettere l’allargamento di via Sardegna, la chiesa venne solo lievementedanneggiata nel corso dei bombardamenti aerei del 1943.La demolizione quasi totaleavvenne nel 1947: l’edificio venne abbattuto per due terzi della suaestensione; si salvarono esclusivamente le cappelle del lato destro con gliambienti soprastanti, la piccola sacrestia, il muro perimetrale nord delpresbiterio fino all’imposta della cupola, un tratto del muro di fondo dellostesso presbiterio con una nicchia e un piccolo tratto della facciata su viaBarcellona. Le cappelle vennero murate e i locali da esse ricavati usati perdecenni come deposito.Come già detto, solo di recentel’area della chiesa è stata dotata di una recinzione e di alcuni pannelliillustrativi finalizzati a dare ai cittadini qualche dato utile per laconoscenza del sito, in attesa di un intervento di recupero e di valorizzazionenon più procrastinabile.L’indagine archeologica previstaconsentirà, inoltre, di avere dati più certi sulle preesistenze e sulla chiesamedioevale, di cui, al momento attuale, si sa molto poco.Nicola S.
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