- Qualsiasi.
Oratore del Senato e dei superbi ricchi malvagi che si nominano grandi, vuoi tu risposta? Io te la dò e breve. Di Patria ti odo ragionare. Non chiedo se ne hai almeno una e se la meriti, quando per te il Senato è tutto, il popolo nulla. Bene ti dico che la mia Patria è quella che nel popolo sta. Piace agli dèi del Senato la causa? A Gracco piace la causa della plebe. E vuoi saperne il perché? Perché il fasto, l’alterezza, l’ira, la gola, l’avarizia, e tutta la falange dei vizi e delle colpe è vostra tutta quanta; e star non può la libertà, la pubblica salute con sì vile compagnia. Ma non voglio ora perdere tempo e parole. Tu sei grande, tu sei vero patrizio, e non m’intendi, non vantarmi i Camilli ed i Fabrizi; imitali piuttosto, e mi vedrai caderti al piè per adorarli. Quanto alle mie leggi che tu inique appelli, tu senatore, tu console, tu parte, giudice acconcio non ne sei. (Mediazione su: Caio Gracco di Vincenzo Monti).
L A C A N Z O N E D E L L E B A N C H E
O Italia mia, vedo le banche e i parchi
Metallici presidii e l’eccedenza
Di carte consorziali,
Ma il marengo non vedo.
Non vedo il franco e il rame and’eran carchi
I nostri padri antichi. Or senza arredo
D’oro e d’argento vuote casse mostri.
Ohimè, quante cambiali
In lunga sofferenza!
E questo è peggio
Che tutte son di deputati nostri
Ricercanti il pareggio
Delle lor tasche, a spese
Del sempre mai diletto almo paese.
Tu, di forma sol vaga,
O Italia ipotecata,
Dormi tranquilla e paga
Sì, paga, Italia mia,
Le tasse a pagar nata
Nella prospera sorte e nella ria.
-Leopardi Risorto-