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CALA IL DE PROFUNDIS PER IL CONSORZIO UNICOCAMPANIA? - Sotto un attacco concentrico sta per essere liquidato l’ultimo baluardo dell’era Bassolino

Creato il 21 ottobre 2011 da Ciro_pastore

CALA IL DE PROFUNDIS PER IL CONSORZIO UNICOCAMPANIA? - Sotto un attacco concentrico sta per essere liquidato l’ultimo baluardo dell’era Bassolino
DE PROFUNDISDal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia preghiera.
Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi potrà sussistere?
Ma presso di te è il perdono,
perciò avremo il tuo timore.

Continuo fermento nel mondo del TPL in Campania. Ieri abbiamo assistito alla scontatissima riconferma da parte del Consiglio Regionale di Vetrella in sella all’Assessorato ai Trasporti, a cui ha fatto seguito l’annuncio di una mirabolante(?) rivoluzione tecnologica che riguarderà il sistema di bigliettazione/tariffazione elettronica. Ma la notizia più eclatante, anche se ampiamente preannunciata da circa un anno, è la fuoriuscita di SITA SUD dal Consorzio UNICOCAMPANIA che, da un decennio, gestisce la omonima tariffa del trasporto pubblico locale nella nostra regione. Il Consorzio è tuttorafeudo incontrastato dell’ultimo boiardo dell’era Bassolino, da tempo sotto gli strali non solo del centrodestra ma anche di buona parte delle aziende “costrette” a parteciparvi anche da una condizione capestro. Infatti, chi ne esce si ritrova a perdere il 30% dei contributi regionali e questo, unitamente al ruolo fortemente dissuasore espletato dalla precedente Giunta Regionale, aveva consentito la sopravvivenza del Consorzio, nonostante i malumori più volte espressi dalle aziende partecipanti.
Nessuno contesta, ed ha mai contestato, infatti, il benefico ruolo sociale svolto in questi dieci anni dal sistema tariffario intermodale che ha costituito uno straordinario veicolo di promozione della mobilità pubblica. La tariffa unica, in un sol colpo, eliminava disagi e costi per il cittadino, costituendo anche un utile strumento di avvicinamento al trasporto pubblico. I veri problemi fatti rilevare dalle aziende sono nati sul fronte del clearing (ripartizione) dei ricavi consortili e, soprattutto, riguardo ai costi complessivi della struttura Consorzio, partendo dalle faraoniche campagne pubblicitarie e finendo ai costi di distribuzione dei titoli di viaggio.
C’è da sottolineare come la stessa introduzione del sistema tariffario unico abbia sottratto alle singole aziende una quota di ricavi, visto che con lo stesso titolo di viaggio è possibile usufruire di più linee, fatto che determina che nell’area metropolitana di Napoli il costo nominale di un biglietto ha un valore effettivo che corrisponde quasi al doppio e, conseguentemente, ciò si traduce, per le aziende, in una perdita secca di introiti pari al 50%. Ovviamente, i vantaggi indiretti per l’intera collettività (in termini di migliore mobilità e vivibilità ambientale) hanno ampiamente compensato i minori introiti delle singole aziende, le quali, però, hanno sofferto i danni economici dell’operazione, senza ricevere gli auspicabili ristorni che i singoli contratti di servizio avrebbero dovuto coprire.
Il modello di clearing adottato in Campania valorizza sicuramente la maggiore offerta che produce un incremento della domanda, tentando di premiare le aziende virtuose in relazione alla loro capacità concreta di lotta all’evasione che esse avrebbero dovuto mettere in campo. Il sistema, peraltro, tentava di conciliare le posizioni pregresse garantendo l’introito storico, così come determinato nella fase ante integrazione. Insomma, un esperimento, solo parzialmente riuscito, per tenere insieme passato e futuro.La lotta all’evasione/elusione nei fatti si è dimostrata incapace di ricondurre i “riottosi” verso la regolarità. Nei fatti, le aziende hanno progressivamente abbassato la guardia sul fronte della “lotta ai portoghesi”, determinando un calo sostanzioso dei recuperi, specie negli ultimi anni. D’altra parte, la politica di forte incentivazione degli abbonamenti annuali - se ha prodotto un benefico effetto fidelizzazione – ha anche determinato un’ulteriore perdita di ricavi, perché ha spostato i clienti già virtuosi verso un titolo di viaggio, fin troppo conveniente, senza però incidere significativamente sull’emersione degli evasori, il cui numero totale è sempre stimato intorno al 25%.
E’ del tutto evidente, che in un comparto economico in cui la scarsità di risorse è sempre più preoccupante, l’evasione tariffaria costituisce ancora un serbatoio al quale attingere per dare respiro alle sofferenti finanze aziendali. L’evasione produce danni diretti sia per i bilanci delle singole aziende che per le casse erariali (visto che chi non paga il biglietto è anche un evasore IVA) e danni d’immagine nei confronti dei clienti virtuosi che, considerano l’evasione come un’incapacità delle aziende a far valere il proprio diritto alla riscossione.Capitolo a parte è quello della dinamicità delle tariffe, per troppo tempo sottratte dalle necessità della politica alla loro indispensabile flessibilità. Soltanto apartire dall’esercizio finanziario 2008, le tariffe per il trasporto pubblico sono, all’inizio di ogni anno, automaticamente adeguate secondo il meccanismo del price cap e, comunque, in misura non inferiore al tasso programmato di inflazione. Per quanto riguarda i costi di struttura del Consorzio, da anni fervono le polemiche, e molti sono stati i dubbi sulla consistenza degli stessi che, peraltro, ricadono direttamente sui bilanci delle aziende consorziate.
Nel corso degli anni, il ruolo egemone di chi ha fatto nascere e guidato il Consorzio, caratterialmente ostico alla mediazione con il mondo politico e con quello delle aziende di trasporto, ha fatto crescere ed espandere un clima di disagio che, in questi ultimi tempi, da strisciante è diventato manifesto. Clima che lascia intravedere un futuro poco roseo per il Consorzio, inteso come struttura, anche se la sopravvivenza del sistema tariffario integrato pare assicurata. In questi giorni, peraltro, è in dirittura d’arrivo la Gara Europea per l’affidamento triennale del servizio di distribuzione dei titoli di viaggio, con un importo a base d’asta di oltre 18 milioni di euro. In passato, proprio sulle modalità ed i costi della distribuzione si erano appuntate le ire ed i dubbi delle aziende consorziate. Si tratta di un importo che incide per oltre il 6% sui ricavi. Nell’epoca delle vacche magre, si tratta di una cifra che potrebbe spingere qualcuno a pensare di recuperarli, almeno in parte, riportando la vendita dei biglietti esclusivamente all’interno delle singole aziende.
Ciro Pastore – Il Signore degli Agnelli
leggimi anche sul mio blog http://lantipaticissimo.blogspot.com/

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