Cala il potere di acqusito.

Creato il 10 aprile 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

Secondo la recente indagine dell’Istat gli stipendi sono al palo. Nel mese di febbraio, comunica l’Istat, l’indice delle retribuzioni contrattuali resta invariato rispetto a gennaio e presenta una crescita dell’1,4% rispetto a febbraio 2012. In gennaio si è avuto un aumento dello 0,5% rispetto a dicembre 2012 e dell’1,5% rispetto a gennaio 2012. Complessivamente, nel primo bimestre del 2013 la retribuzione è cresciuta dell’1,4% rispetto al corrispondente periodo del 2012. I settori che a febbraio presentano gli incrementi tendenziali maggiori sono: alimentari bevande e tabacco (3,6%); tessili, abbigliamento e lavorazioni pelli (2,8%); pubblici esercizi e alberghi (2,7%). Si registrano, invece, variazioni nulle per energia e petroli, telecomunicazioni e per tutti i comparti della pubblica amministrazione. Tra i contratti monitorati dall’indagine, a gennaio è stato rinnovato quello dei lavoratori metalmeccanici, e ne sono scaduti quindici. A febbraio nessun accordo è scaduto o è stato recepito. Cala la propensione al risparmio della famiglie, i cui risparmi sono spesso erosi sia dal costo della vita crescente sia dalle tante difficoltà a cui si aggiungono i numerosi aumenti delle tasse. Nel 2012 è pari all’8,2%, con una diminuzione di 0,5 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Nel 2012 il reddito disponibile delle famiglie consumatrici in valori correnti è diminuito del 2,1%. Nell’ultimo trimestre dell’anno esso ha registrato una riduzione dello 0,3% rispetto ai tre mesi precedenti e del 3,2% sul quarto trimestre del 2011. Tenuto conto dell’inflazione, il potere di acquisto delle famiglie consumatrici nel 2012 risulta diminuito del 4,8%. Nel quarto trimestre esso si è ridotto dello 0,9% rispetto al trimestre precedente e del 5,4% nei confronti del quarto trimestre del 2011. Sicuramente nella contrazione del potere d’acquisto non poco peso hanno avuto le accise sui carburanti e l’aumento dell’IVA. E con il calo del potere d’acquisto calano anche gli investimenti delle imprese già con l’acqua alla gola per la crisi. Nel 2012 la quota di profitto delle società non finanziarie è stata del 39%, registrando una riduzione di 1,1 punti percentuali rispetto al 2011. Nel quarto trimestre del 2012 essa è stata pari al 38,5%, in diminuzione di 0,6 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e di 1,2 punti rispetto al corrispondente trimestre del 2011. Nel 2012 il tasso di investimento delle società non finanziarie è sceso al 20,5%, con una riduzione di 1,4 punti percentuali rispetto al 2011. Nell’ultimo trimestre dell’anno esso è stato pari al 20,1%, invariato rispetto al trimestre precedente, ma in diminuzione di 1,4 punti percentuali sul quarto trimestre del 2011. Rimane come una spada di Damocle l’aumento dell’IVA al 22% se non 23% insieme ad altri inasprimenti fiscali contenuti in altre imposte come la Tares. Ad oggi non sono state elaborate simulazioni del loro possibile impatto sull’economia e sul sistema produttivo.

Articolo di Edoardo Lombardo.