Non è mia intenzione fare una recensione dell’evento che ha visto protagonista Fabio Cuzzola (Lou Palanca 2), anche perché ha già provveduto ottimamente Letizia Cuzzola per il sito di informazione locale ZoomSud.
Cuzzola è la mia prima conoscenza fatta sul web circa quattro anni fa, anche se ci eravamo già sfiorati nella “vita reale”, in occasione di un’iniziativa culturale poi non andata in porto. Siamo “fratelli di blog” e mi conforta verificare che su molte cose condividiamo lo stesso sguardo. Da questo punto di vista, mi sono sentito a casa nell’ascoltare ieri canzoni che fanno parte anche della mia “costellazione musicale”. Così come, senza scomodare Popper o Sartori, sottoscrivo in toto le considerazioni sui contenuti e sulle dinamiche che governano la televisione.
Ciò che colpisce, leggendo o ascoltando Cuzzola, è l’impegno civile che impregna ogni sua parola. Una storia che viene da lontano, dallo scoutismo, e si riflette nella sua missione di docente attento alla lezione di don Milani (il libro-documentario Soli e insieme. Viaggio nel mondo della scuola andrebbe fatto leggere e vedere ai detrattori della scuola pubblica e agli arraffatori di stipendi statali imboscati in certe aule).
Una storia che vive nel presente nutrendosi di due ideali potentissimi: rivoluzione e pacifismo. Apparente contraddizione che si scioglie nell’unica sintesi possibile, la strada indicata da Gandhi e Capitini: quella della rivoluzione pacifica.
Sembra quasi di sentirgli ripetere “vigiliamo”, verbo al quale Cuzzola spesso ricorre sul suo blog “Terra è Libertà”, che ci dà la cifra di un intellettuale non certo confinato in biblioteche e archivi. E poi l’umiltà, quel suo ritrarsi per lasciare spazio a uomini e fatti che solo grazie a lui vengono tirati fuori dagli scantinati della storia. Siano i cinque anarchici del Sud, sui quali si è appuntata l’attenzione di Carlo Lucarelli e del suo “Blu Notte”, i testimoni della rivolta di Reggio, o Luigi Silipo. “Da questo momento queste storie sono vostre”, ci dice senza falsa modestia e facendo un passo indietro – che è un po’ il senso della scrittura collettiva e dello pseudonimo Lou Palanca – per lasciare il campo a quelle vite, a quei sogni infranti, a quel messaggio di speranza in un futuro migliore.
*Per chi fosse interessato, la mia recensione dell’anno scorso al libro di Lou Palanca, Blocco 52