Negli anni ho visto parecchi ragazzi che quello che sognavano l’hanno realizzato. Ho visto amici, parenti, conoscenti, emergere e dare il meglio di sé per se stessi e per gli altri. Realizzare e toccare quello che sembrava un sogno. Non è toccato a tutti, è chiaro. Ma io credo fermamente che il sogno quando si concretizza in una passione, prima o poi paga. Anche se non sempre in termini economici o di notorietà, dà sempre un senso alla propria vita e riempie quello che alcuni sentono come angoscia esistenziale.Il sogno era a portata di mano e si poteva solo migliorare.
Vero che avevamo poco. Ma quel poco era pieno di significato, di senso, incontaminato, autentico e verace.
Questo lo realizzo ora, causa anche la vecchiaia incipiente…. Allora mi dava fastidio che andassimo a Salamina a passare una domenica con le vettovaglie e le cibarie portate da casa. Io volevo andare al ristorante. Ma mi toccavano le polpettine della mamma, le pites della zia, i pomodori e i cetrioli tagliati sul momento, la feta mangiata con il pane. Ecco, questo era quello che ci portavamo. Sceglievamo un bel albero dalla grassa ombra e stendevamo tutto. L’attività preferita da noi bimbi era cercare le vongole. Le staccavamo, le aprivamo con il coltello, due gocce di limone e via, così, crude, sentendo il sapore e profumo del mare.Quei sapori li ho persi definitivamente; non so se esistano ancora da qualche parte del globo, sicuramente io ora non azzarderei a mangiare molluschi crudi.Ma mi è rimasta l’abitudine di cuocere poco, giusto il tempo per mettermi al riparo da eventuali contaminazioni batteriologiche, tutto quello che con il mare ha a che fare.I calamari di oggi sono da una ricetta pubblicata su “kathimerini” , rispettata quasi alla lettera.