Calcinculo.

Creato il 30 aprile 2011 da Enricobo2

Immagine dal web

Non fatevi fuorviare dal titolo  ingannatore. Quello di oggi non è un post politico, non si può più parlare di questo argomento in questo paese. Subito ti assale una tristezza sconfinata che ingrigisce gli arcobaleni più smaglianti. Così la pioggia di ieri si è portata via i baracconi. Che anomalia per questa città. Come vi ho già raccontato una volta, la pioggia era una caratteristica fissa che accompagnava, forte o debole, tutto il mese delle giostre e la masnada di ragazzotti che si aggiravano negli interspazi ghiaiosi per dare la baia (vi piace questo indulgere a forme desuete, tanto per spandere? d'altronde è naturale se si vuole tornare indietro nel tempo con la memoria) alle compagne di scuola in calzine bianche che emettevano urletti sui primi ottovolantini, doveva saltabeccare tra le pozzanghere o riparasi alla meglio sotto le pensiline dell'autoscontro.
Però negli squarci di luce tra i nuvoloni grigi, c'era un punto più affollato degli altri, sempre gremito di spettatori che facevano cerchio attorno all'attrazione che, per sua natura abbisognava di uno spazio libero circolare più vasto, se pur transennato. Era la regina di tutte le giostre, divertissement per ragazzi già grandi, la favolosa calcinculo. Molto più alta ed imponente, nella sua semplicità a confronto delle altre giostrine da bimbi, stava lì, gigantesca con il suo gran piantone centrale e la schiera dei seggiolini penzolanti dalle catenelle deboli all'apparenza, quasi misera, quando era ferma. Ma quando cominciava a vorticare e la forza centrifuga sollevava a poco a poco i seggiolini carichi di ragazzine con gonne e capelli che svolazzavano fuori controllo e di ribaldi che tentavano di afferrarle, fintamente nolenti e spingerle con la leva delle gambe per scagliarle ancora più in alto, ancora più velocemente, ah, che sensazione di velocità, di pericolo incombente, di sfida futurista alle leggi della fisica!
Poi c'era la sfida per acchiappare il fiocco, posto là in alto, apparentemente irraggiungibile a quelle braccia che si allungavano nel cuore e nella mente senza poter avvicinare il nirvana, fosse esso la primazia della conquista del giro successivo o delle forme ammiccanti che stavano raccolte nel seggiolino davanti. Nel gruppo degli amici di Valle, c'era un giovin focoso e ancorché rozzo, ammirato dalle fanciulle, che aveva ideato una sua tecnica al riguardo. Invece di farsi parte passiva, prendendosi l'incarico di spingere con un forte calcione il passeggero avanti a lui, che generalmente veniva scelto per il suo scarso peso e quindi farlo volare più alto per raggiungere il fiocco, essendo lui stesso leggerino, utilizzava un metodo inverso. Si sceglieva, avanti a lui una figura bene inquartata, poi quando la giostra aveva raggiunto la corretta velocità, in posizione opposta al bersaglio, dava apparentemente contro ogni logica, la grande spinta  verso l'esterno, cosa che proiettava inutilmente il seggiolino anteriore completamente fuori tempo, ma la spinta contraria che lui più leggero riceveva, lo faceva sprofondare verso l'interno del vortice, lanciandolo subito dopo, per naturale sinusoide, all'esterno e molto più in alto, proprio nel momento in cui passava davanti al premio che invariabilmente acchiappava tra l'ooooh estatico delle sue ammiratrici.
Certo la parte più difficile era il punto esatto da cui calibrare il lancio, essendo completamente sganciato dalla vista del traguardo, ma il birbo aveva raggiunto ormai tale perizia, che il giostraio, gli poneva il trofeo sempre più in alto o addirittura glielo faceva ballonzolare al passaggio, per mettere un po' di pepe nell'agone e dare infine qualche possibilità anche agli altri. Io non ci sono mai salito sulla calcinculo. Forse era il timore, di un pericolo inesistente, che mia mamma astutamente mi istigava, raccontandomi di schiere di bambini maciullati dopo il probabilissimo sganciamento fortuito di seggiolini che si erano schiantati irrimediabilmente contro le dure pareti del retrostante  Tunnel dell'amore, altra attrazione di cui si raccontavano cose turche, al centro dell'immaginario delle schiere di brufolosi; ma credo che me lo dicesse per sviare la mia attenzione da quella giostra che rimaneva comunque la più costosa di tutte ed era irrimediabilmente fuori dal mio budget. Ci sono passato l'altro giorno per curiosità dopo aver letto le considerazioni di Maaleesh al mio post precedente ed era proprio così anche se  c'era il sole tra gli spazi polverosi e deserti dei baracconi silenziosi, chiusi per metà. Nessun odore di krapfen nell'aria, tre autoscontri giravano lenti e senza colpirsi, l'aria quasi ferma e senza che, come allora, vibrassero forte le note di In ginocchio da te. In un angolo, ancor più solitaria e triste la calcinculo pareva uno scheletro abbandonato con i suoi seggiolini di plastica spelacchiata che pendevano immobili. Neppure più un alito di vento a dar loro  una scintilla di vita.
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