di Rina Brundu. Il mondiale è una cosa seria, qui lo dico e qui lo nego. Intendiamoci, bisogna mettere dei freni anche alla Sindrome dell’Iperbole Impazzita. Mi fa stizza, per esempio, quando tifosi, giocatori e specialmente allenatori dicono che la data partita è la… PARTITA DELLA VITA. Evidentemente questi signori hanno avuto la fortuna di non dovere spendere nessuna delle loro giornate in certi reparti ospedalieri, l’augurio è che continuino a farlo, ma resta il fatto che le partite per la vita sono altre e per quelle occorrerebbe avere maggiore rispetto.
Difficile negare però che il calcio, in quanto sport più diffuso, e il mondiale, in quanto manifestazione sportiva più seguita, SONO una cosa seria. Nel caso italico, si può tranquillamente dire che i vari Pirlo, Buffon, Cannavaro sono i veri ambasciatori del Made in Italy; sono i veri italiani moderni conosciuti oltre frontiera, specialmente da un pubblico giovane, e gli unici che inducono gli stranieri a non storcere il naso quando si nomina l’Italia. Questa non è un’altra iperbole sgangherata, una esagerazione detta per stupire, ma è una realtà che chiunque viva all’estero è in grado di testimoniare.
In questi giorni di intensa attività pallonara, con l’Irlanda che non si è qualificata, non è raro incontrare per le strade dublinesi molti figli dell’Isola Smeralda che passeggiano indossando la divisa azzurra della nostra nazionale e arrivano fino al punto di fischiettare il nostro inno. Perché? Perché é cool, perché la nostra squadra di calcio, specialmente quando si presenta vincente, è un asset per il nostro Paese, è un patrimonio ed è un ambasciatore del nostro migliore stile di vita.
Per questi motivi meglio sarebbe evitare di presentarsi ad una competizione sportiva così importante come un’altra armata Brancaleone qualsiasi, e meglio sarebbe ricordarsi che, gioco o non gioco, il mondo ci guarda. Non so se, come spesso si legge, una vittoria della Coppa del Mondo equivalga ad un punto di PIL, di sicuro la comparsata fatta quest’anno, con le roboanti e ridicole promesse della vigilia mai giustificate dalla sostanza, ricorda più gli esagerati comizi del sindaco calabrese Cetto La Qualunque che un’onesta campagna politico-sportiva pensata (e profumatamente pagata dai soliti tartassati!) per essere vincente.
Prandelli e il punto di PIL(u), pensare che credevamo di avere già dato!
Featured image, il mitico Cetto La Qualunque – Antonio Albanese.