D’altronde le tesi dell’accusa parla chiaro, dimostrando l’esistenza di una associazione a delinquere, come la mafia o qualsiasi altra criminalità organizzata, finalizzata a condizionare il regolare svolgimento del campionato di calcio.
Nessun italiano amante del gioco del pallone avrebbe potuto mai immaginare che il più bel gioco del mondo, almeno in Italia, avesse un’anima talmente nera.
E’ una condanna che dice cosa fosse il potere di Moggi, trasformatosi negli anni 2000 da dirigente disinvolto in faccendiere con notevoli capacità, anche di commettere i reati, come sostiene l’accusa.
Non sarà sicuramente questo l’ultimo atto di Calciopoli, anche se da quel fatidico maggio 2006(quando esplose lo scandalo con tutta la sua violenza) ogni giorno che passa si accumulano sentenze che sembrano confermare la colpevolezza dei principali protagonisti.
I processi sportivi, saranno pure stati sommari, le sentenze, secondo la maggior parte degli addetti ai lavori, anche eccessive, ma niente in confronto a quanto stabilito dai tribunali penali che sono stati davvero spietati.
Con Luciano Moggi, condannato a 5 anni e 4 mesi sono stati condannati alti dirigenti arbitrali come Paolo Bergamo a 3 anni ed 8 mesi. Arbitri in attività del calibro di Pierluigi Pairetto e Massimo De Santis, condannati entrambi ad un 1 anno ed undici mesi per frode sportiva. Un anno e tre mesi di reclusione per il presidente della Lazio, Claudio Lotito ed i maggiori azionisti della Fiorentina, Andrea e Diego Della Valle mentre il presidente della Reggina, Pasquale Foti, è stato condannato ad un anno e sei mesi di reclusione, sempre per frode.
La sentenza di Napoli può aprire nuovi riflessi sui residui giudizi relativamente allo scudetto 2006, assegnato da Guido Rossi all’Inter e l’appello sulla radiazione di Moggi.
Il grande orecchio della difesa di Moggi, riascoltando migliaia di intercettazioni, ha allargato, a macchia d’olio, il fronte dello scandalo, nella speranza che l’italico “così fan tutti” diventasse “tutti innocenti”.
In sede sportiva il supplemento di indagini di Palazzi del luglio scorso, ha parlato di illeciti sportivi commessi anche dall’Inter, rimettendo di fatto, in discussione l’assegnazione del titolo di Campione di Italia del 2006, titolo assegnato all’Inter senza conoscere l’intera verità; tanto è vero che Palazzi chiese all’Inter di rinunciare alla prescrizione per farsi processare.
Luciano Moggi sosteneva che la migliore strategia per uscire da questa brutta situazione fosse diversa da quella praticata da Giraudo che aveva scelto di farsi processare con il rito abbreviato, prendendo una condanna alla reclusione per 3 anni. Occorreva una difesa spettacolare, fatta di rivelazioni di intercettazioni telefoniche, alcune anche inquietanti, che avevano come obbiettivo, il dimostrare che tutti telefonavano, tutti intrallazzavano, a cominciare da Giacinto Facchetti, spaccando anche il fronte degli imputati, da Bergamo a De Santis, che hanno finito per giocarsi contro.
Luciano Moggi non ha mai offerto, a detta dell’accusa, spiegazioni convincenti delle sim telefoniche, di provenienza svizzera, date ai designatori arbitrali, e lo spionaggio Telecom, gli affari di mercato, sono scuse che non hanno fatto breccia…
Delle sim segrete si trovano davvero poche tracce nella sentenza sportiva di appello.
La sentenza di primo grado sullo scandalo Calciopoli, emessa nella serata di martedì 8 novembre, dal collegio del tribunale di Napoli, chiude il processo di primo grado sullo scandalo calciopoli con 16 condanne, 8 assoluzioni, ed il riconoscimento, dell’ipotesi di accusa, quella più controversa, quella dell’associazione a delinquere.
Vedremo se questa sentenza, di primo grado, quindi non definitiva, davvero esemplare, nei confronti dei 16 imputati ora condannati, verrà confermata anche in secondo grado, dove alcuni degli imputati promettono battaglia.
Chi vivrà, vedrà.
Giuseppe Parente