Caldo d'estate

Creato il 18 marzo 2016 da Enricobo2

1962 ?


Valle San Bartolomeo per me è stata sempre associata al caldo. Non solo il caldo tranquillo e tiepido, no, proprio la calura, quella estiva, forte e un poco opprimente. Per forza, dici tu, ci andavi solo d'estate quando eri ragazzo, non puoi ricordare altro. In effetti è così, eppure non riesco ad associare questa sensazione a un qualcosa di negativo. Anzi. Forse da ragazzo, tutto quello che ora ti infastidirebbe, diventa occasione di svago o di piacere, forse è il tuo corpo, non solo la tua mente che risponde in modo diverso. L'aria spessa in cui senti solo il frinire della cicala nel primo pomeriggio. Il salice che tocca quasi l'acqua ferma del canale, attento a non cascarci dentro, mi raccomando. Mia mamma che mi rincorre con una ciabatta in mano, erano già passate le otto di sera e stava venendo buio. La ghiaia minuta del vialetto della SOMS, una corsa in discesa, ginocchia sbucciate. Le ragazze un po' più grandi che accendevano voglie sconosciute. Scendere in bicicletta con l'aria che ti soffia fresca sulla faccia, una cartolina tra i raggi che fa trrrrrrr, metti un giornale sotto la maglietta che sei tutto sudato. Gli occhi rapaci di un bambino che ti frega quasi tutte le birille a spannacetta, quelle più belle di vetro colorato che sembrano avere un fiore dentro e che si mette in tasca. 
Una trebbia fissa sulla piazza coi covoni di grano che gettati dentro fanno una gran polvere, la cinghia del Landini a testa calda azzurro che gira vorticosa, gli uomini col forcone. Un ragazzo morto affogato in Tanaro, la sua mamma che piange. La luce bassa dei lampioni sulla piazza, panchine di ferro a parlare di moto Morini. Ma cos'è l'alesaggio e il motore a testa quadra? Dai Lauro, spiega. Che curioso, nessuno che parlasse di futuro, di cosa avrebbe voluto fare poi, nessuno che ci pensasse davvero. Non avevamo sogni? O si sono impastoiati poi, a poco a poco nella palude del reale. Non riesco a ricordare bene. Mi vengono in mente solo i pomfi delle zanzare sotto la lea (il viale) di Pedemonte con le sua panchine di pietra dove qualcuno più sveglio riusciva ad infrattarsi, lasciando gli altri a beccare solo le punture, invidiosi di impossibili passioni. Tuttalpiù a discettare su come poter entrare senza pagare al matinée della domenica per poi rimanere a guardare da lontano le ragazze che non avevi ancora il coraggio di invitare a ballare, loro sì che potevano entrare gratis. Che fatica salire in bici sulla salita del Dazio, un po' meno la Falamera, andiamo fin da Pidrino a stare sotto il pergolato, chi ha i soldi prende un panino con le acciughe e bagnetto. Che profumo di aglio, tanto non c'è nessuno che ti bacerà. Una maglietta a righe orizzontali granata e un sacco di brufoli sulla faccia da schiacciare. Fa un caldo tremendo, seduto sul muretto della scalinata della chiesa! Che sete, pompa un po' d'acqua.
Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:
Croste di formaggio La stufa di ghisa.  Chiedere la fiducia Voglia di mamma. Una giornata di sole. Zuppa di ceci. Caffelatte. Chiacchiere di carnevale