Venice beach fa parte dell’estesa area di Los Angeles (difficile chiamarlo quartiere), e di fatto geograficamente lo è di certo, ma in realtà per me non ha nulla a che fare con la città degli angeli.
Per me Venice Beach è pura California!, quella vera, quella che mi aspettavo da questo viaggio.
Venice beach è un oceano di colori, fatto di hippy, di palazzi colorati, di murales, di skaters e surfer, di vagabondi e barboni e di tipi strani in ogni dove.
E se in tanti mi hanno consigliato di non visitare Venice beach la sera, perché pericolosa, o di non andarci perché priva di alcuna attrattiva, io non gli ho dato ascolto e ho prenotato proprio qui un appartamento direttamente sul mare. Avevo voglia di averlo vicino questo oceano, di svegliarmi con il rumore delle onde e di rimanere senza fiato davanti al sole che al tramonto cala dolcemente in acqua.
Ma andiamo con ordine.
Venice beach è la terza tappa del nostro on the road in California, dopo la partenza da San Francisco, e la raggiungiamo guidando nel traffico di Los Angeles in una rete di strade fatta di sette corsie per parte, di chilometri di auto incolonnate in coda nel traffico, e di fiumi di cemento che creano una ragnatela di highway sopraelevate da far venire i brividi dalla paura (vi dico solo che sudavo freddo per l’ansia di uscire indenne dal caos di macchine). Grazie al nostro inseparabile navigatore satellitare abbiamo raggiunto la meta senza problemi e, una volta buttate letteralmente le valige nell’appartamento, sono uscita di corsa verso la spiaggia lasciandomi baciare da un sole caldo e camminando fino a riva esclamando “wow” ad ogni passo.
Ecco Venice beach si può riassumere in una parola per me, “wow”.
Il lungomare, il Venice Boardwalk, è una fiera del bizzarro, tra casette colorate, negozi di souvenir, il “Venice beach Freakshow”, turisti in bicicletta, sportivi che corrono qua e là e una baraonda di skaters che danno spettacolo tra le rampe dello Skate park. I palestrati, come da copione, si esibiscono nella Muscle beach, ma io vengo rapita dai colori dei graffiti della Venice beach Graffiti Park, un’area dove palazzi, locali e negozi sono il luogo preferito della street art. Dal mattino al tramonto Venice beach è decisamente animata, tra tipi atletici, musicisti in erba, ballerini e break-dancer, barboni che se stanno li seduti al riparo dal sole, e una marea di turisti sbalorditi da questo lungo mare così chiassoso e vivace.
Tanta la polizia che perlustra queste strade, in auto, in bicicletta e la sera, con l’avvicinarsi del tramonto, addirittura in elicottero. E si perché qui la sera, con il buio, i tipi strani aumentano, i barboni si moltiplicano e Venice beach cambia aspetto; non è più rassicurante e colorata, ma solo una via buia dove in tanti si ammassano con i sacchi a pelo e le bottiglie di birra, e dove è bene non sostare troppo a lungo (ma tranquilli ci sono tanti bar e ristoranti in cui cenare davvero carini).
L’incanto e la magia di questo posto mi catturano all’ora del tramonto, visto dalla terrazza del residence dove dormiamo. Il sole è una palla di fuoco che colora il cielo dai toni arancioni e rosa; questo cielo così grande, così fiero, lungo queste spiagge di sabbia bianca e questo mare azzurro che sembra infinito, mi stordiscono!
Ecco cosa amo della California. Questi spazi immensi.
Qui guardare il cielo è pura emozione, e con i colori del tramonto lo è ancora di più. Non so davvero spiegare il perché un semplice tramonto mi abbia affascinata così tanto, so solo che sarei rimasta ore incantata a guardare il sole calare lentamente nel mare, tra le palme e le dune di sabbia. Intorno la via è silenziosa, pochi i turisti e tanti i runner che corrono lungo l’Ocean front walk, ed io li, ferma ad ammirare un panorama che mi è entrato nel cuore, e che ora a casa, con l’arrivo del freddo autunno, già mi manca, e tanto.
Non lontano dalla frenesia del lungomare, ci sono i canali di Venice beach, circa 5 chilometri di canali realizzati da Abbot Kinney, a cui è dedicato il boulevard principale di Venice, ricco di boutique e negozi vintage. A sud di Venice Pier la folla dei turisti invece si dirada, lasciando spazio a spiagge meno battute, dove i tanti surfisti affollano il mare cercando di domare le onde.
Il lungomare è costellato di negozi, bar e ristoranti che propongono cucina californiana o messicana, bruschette al pomodoro (innaffiate di aglio, che qui è un gran protagonista a tavola), tacos, insalatone e bistecche di carne formato gigante; io ho pranzato da “Venice Ale house”, un localino fronte mare molto carino e dai prezzi piuttosto contenuti. Per i vegetariani, ottimo il “Gratitude cafè”, che offre nel menù insalate, hamburger vegetariano fatto in casa, fagioli azuki e deliziose torte. Importante, ricordate che oltre alla mancia, che varia tra un 10 e un 20% obbligatoria, ai prezzi indicati sui menù occorre aggiungere circa il 10% di tasse non incluse.
Con un bicchiere di strawberry lemonade in mano e la macchina fotografica nell’altra, la mia giornata alla scoperta di Venice beach vola via in un attimo, tra sorrisi felici e la voglia di fermare il tempo, solo per un attimo, per gustare il tramonto ancora una volta.
Ecco dove abbiamo dormito al “Venice Suites”, un residence colorato che offre sistemazione in appartamenti monolocali, molto spaziosi, e bilocali più grandi, con vista dell’oceano; il plus è una super terrazza attrezzata con tavolini, barbeque e comodi divani, aperta a tutti i clienti. Inutile dirvi che fare colazione qui è stato fantastico!
Ci sono luoghi che una volta visti si segnano semplicemente con una “x” su una mappa, luoghi che si lasciano li custoditi tra foto e ricordi, e poi c’è Venice beach, dove lo ammetto io tornerei eccome!