Il protesto, specifichiamo, è il risultato di un procedimento compiuto da un pubblico ufficiale in base al quale si rileva che il debitore rifiuta il pagamento di un titolo di credito, per esempio una cambiale o un assegno.
E’ interessante rilevare che alcuni hanno letto questo dato non come il segno di una ripresa economica, se ci sono meno titoli protestati, vuol dire che i debitori pagano, ma hanno fatto un’analisi più approfondita interpretando questo dato come segnale che in un momento di forte recessione, gli imprenditori e i consumatori mostrano maggiore attenzione nel chiedere prestiti.
In verità, questa non può essere l’unica chiave di lettura, è sicuramente presente la componente che vede molti soggetti impossibilitati o più cauti ad indebitarsi, ma un’analisi incrociata di questa indagine con quella del rapporto mutui e famiglie e che vede una famiglia su quattro pagare più del 3o% del proprio reddito per pagare le rate, porta a delineare una situazione di sofferenza economica acuta in cui però, le famiglie s’indebitano.
Potremmo dedurre che là dove possono, gli italiani cercano di non chiedere finanziamenti, ma per la casa e altre beni essenziali l’indebitamento c’è così come c’è il disagio economico.
A margine del dato statistico dei protesti e del rapporto mutui famiglie, riportiamo il risultato di un’altra indagine in base alla quale nel triennio 2008-2010, Crotone, Salerno, Frosinone e Ragusa sono le città con il maggior numero di protesti, l’analisi è stata compiuta dall’istituto Das Italia.
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