Secondo l’Osservatorio, infatti, considerato 100 il totale del valore della spesa dell’intero comparto crocieristico (diretto, indiretto e indotto), solo il 3,8% va all’ospitalità (alberghi e altre strutture ricettive), il 6,2% al commercio, il 13,4% al sistema dei trasporti compresi i cruise operators, mentre il 37% va al settore manifatturiero, con la cantieristica in prima fila, con ricadute molto marginali per le attività turistiche, enfatizzate anche dalle retribuzioni unitarie, che sono le più basse di tutto il comparto.
Lo stesso presidente dell’Ebnt, Alfredo Zini, si dice preoccupato nel constatare che le attività turistiche e alberghiere nei principali scali crocieristici non seguano affatto le dinamiche dei transiti, ma fatichino nonostante l’aumento delle navi, come si stesse creando un effetto di sostituzione delle crociere rispetto al turismo tradizionale.
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