Calo produzione olio al Sud e nuovo attacco del NYT

Creato il 04 febbraio 2014 da Makinsud

E’ di pochissimi giorni fa una notizia ANSA secondo la quale l’Italia si conferma il secondo produttore mondiale di olio di oliva,

con una produzione per la campagna 2013/2014 stimata intorno alle  480 mila tonnellate, anche se la produzione, rispetto all’annata precedente, è in calo dell’8%. Il calo è determinato dalla flessione produttiva nel Sud Italia (-5% in Puglia e -20% in Calabria). Il dato è stato diffuso dall’Unaprol (Consorzio Olivicolo Italiano). L’Italia è anche il primo esportatore al mondo di olio di oliva in confezioni. L’industria olearia vale oltre 1 miliardo di euro per la bilancia commerciale nazionale, grazie all’impegno delle oltre 200 aziende del settore. Secondo una stima ISMEA (Istituto di Servizi per il Mercato Agroalimentare) la Puglia è la prima produttrice di olio d’oliva vergine d’Italia e realizza circa metà della produzione nazionale di olio di qualità. Nel 2011 ha prodotto 1.850.716 mila quintali, nel 2012 un milione 630mila e nel 2013 un milione 809.370 quintali.

Ma a poche settimane dalla visita in Italia del presidente USA Barack Obama, prevista per il 27 marzo 2014, il mondo dei produttori degli oli di qualità è in subbuglio dopo la pubblicazione sul New York Times di 15 vignette satiriche che denunciano la grande quantità di olio adulterato e venduto sul mercato americano come olio extravergine d’oliva italiano. Dopo l’articolo sul petrolio in Basilicata uscito qualche tempo fa, sull’edizione online del New York Times dal titolo “Il suicidio dell’olio extravergine – L’adulterazione dell’olio d’oliva italiano”, sono apparse una serie di 15 vignette, realizzate dall’art director del giornale Nicholas Blechman per denunciare la contraffazione dell’olio italiano, e quindi anche di quello pugliese, che arriva sul mercato americano. “Sette bottiglie su 10 sono alterate” si legge in una delle vignette e, sempre secondo il NYT, questo perché “l’olio italiano viene miscelato con oli che arrivano dai Paesi del nord Africa e subisce sofisticazioni con la copertura della politica”.

Le accuse sono pesantissime ed immediata è arrivata la risposta, a tale provocazione, da parte del direttore generale di Unaprol, Pietro Sandali: “è necessario mettere in sicurezza il vero olio italiano, ciclicamente sotto attacco negli USA ma non solo.  In tale ottica, occorre anzitutto lavorare sul fronte normativo, facendo si che le leggi vengano non solo prodotte, ma anche applicate”. La stessa North American Olive Oil Association ha pesantemente criticato, con una nota ufficiale, quanto pubblicato dal giornale made USA, ritenuto profondamente diffamatorio poiché contenente affermazioni e dati assolutamente falsi, utilizzati in maniera del tutto irresponsabile.

Nonostante la crisi, gli Stati Uniti rimangono il primo partner commerciale dell’Italia tra i Paesi Extra-UE. Gli imprenditori USA prediligono il patrimonio naturale di Sicilia e Campania, oltre alla Toscana, per avviare attività legate all’agricoltura e all’industria agroalimentare.

Anche il presidente di Confindustria di  Bari e Bat, Francesco Divella, dopo la pubblicazione delle vignette satiriche sull’adulterazione dell’extravergine italiano ha dichiarato che si tratta di “un attacco inaccettabile” quello fatto dal NYT e che vi è la necessità di tutelare il vero Made in Italy con norme, informazione e prezzo equo. “Il comparto dell’olio, in particolare – precisa il presidente - dal punto di vista dei controlli a garanzia della salute dei consumatori, è uno dei settori più verificati e sicuri. Basti pensare che sono almeno 9 le Istituzioni e gli enti preposti all’effettuazione delle verifiche e alla lotta alla frodi nel settore agroalimentare”.

Ora, non vorrei essere troppo pungente con i ” colleghi” d’oltreoceano, ma quasi quasi mi sembra che a volte facciano e/o dicono come quando “la volpe che non arriva all’uva dice che è sempre acerba!”  L’articolo purtroppo colpisce in modo del tutto infondato e con gravi conseguenze, tutti quei produttori del settore che con  grandi sacrifici in termini di fatica e di costi, mettono sul mercato un olio straordinario, unico al mondo, spesso ottenendo scarsi risultati in termini di reddito giustappunto per colpa di quelle contraffazioni e della concorrenza sleale che uccidono il nostro Made in Italy.


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