Calorosa accoglienza riservata a Papa Francesco in Molise
Creato il 07 luglio 2014 da Gaetano63
Con lo sguardo rivolto al futurodal nostro inviato Gaetano ValliniUna parola forte, inequivocabile sull’importanza del lavoro. Una parola di speranza. L’avevano auspicata alla vigilia i vescovi, l’avevano chiesta con forza gli operai delle aziende in difficoltà, l’hanno ribadita anche alla sua presenza un’operaia e un agricoltore. Papa Francesco sabato mattina da Campobasso, in Molise, prima tappa della sua quinta visita in Italia, non ha deluso le aspettative. Ha raccolto l’invito, e così come aveva già fatto in altre circostanze ha preso su di sé le preoccupazioni e le attese dei lavoratori di questa piccola regione del Mezzogiorno.Dal Molise, dunque, terra di periferia e di emigranti Papa Francesco ha rilanciato la sua “campagna” per la dignità del lavoro e dei lavoratori. E lo ha fatto consapevole di trovarsi in un territorio che vuole guardare al futuro con speranza, forte di antiche tradizioni e dalle salde radici cristiane. E con una Chiesa che, nonostante gli attacchi del secolarismo, resta punto di riferimento per molti, e sempre in prima linea nell’accoglienza e nella carità. Ed è proprio questo il Molise che si è presentato oggi al Papa: preoccupato da tanti problemi, ma animato da tanta buona volontà e voglia di ripartire.Accompagnato dagli arcivescovi Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato, e Georg Gänswein, prefetto della Casa Pontificia, con il reggente della Prefettura, monsignor Leonardo Sapienza, il Papa è arrivato in elicottero nell’area attrezzata dell’Università del Molise alle 8.30. In anticipo sull’orario, prendendo così un po’ in contropiede l’arcivescovo di Campobasso-Boiano, Giancarlo Bregantini, che era ad accoglierlo con il presidente della regione Paolo Di Laura Frattura, il prefetto Francescopaolo Di Menna, il sindaco Antonio Battista, il presidente della provincia Rosario De Matteis e il rettore dell’ateneo Gianmaria Palmieri.E proprio quest’ultimo, nell’aula magna, sede dell’incontro con il mondo della cultura e del lavoro, ha rivolto il primo saluto al Pontefice. Parole toccanti quelle di Elisa Piermarino, operaia della Fiat di Termoli, mamma di un bimbo di 15 mesi e in attesa del secondogenito, che ha parlato a nome di tutti i lavoratori. È stata, la sua, la voce di quella triste crisi di speranza per il futuro che condivide con centinaia di colleghi. Gabriele Maglieri, giovane agricoltore di Riccia, ha poi raccontato al Papa la sua esperienza di figlio di una famiglia che da sempre vive di agricoltura e che ha deciso di proseguire la tradizione, laureandosi in scienze agrarie. Gabriele ha reclamato il riconoscimento del valore e della dignità del lavoro nei campi, senza assistenzialismi ma con impegni di sostegno concreti, anche per la «custodia del creato».Un argomento, quest’ultimo, ripreso da Papa Francesco nel suo intervento prima di ringraziare per il dono fattogli dall’ateneo, una scultura che simboleggia la maternità. Subito dopo Papa Francesco si è trasferito in automobile all’ex stadio Romagnoli, dove è stato allestito l’altare per la messa. Lungo il percorso — abbellito da bandiere con i colori dello Stato vaticano, bianco e giallo, e da multicolori coperte appese a balconi e finestre — ha raccolto l’abbraccio caloroso e gioioso di migliaia di persone, accorse fin dalle prime ore della mattina da diversi centri della regione. All’ex campo sportivo il Pontefice, dopo aver salutato i fedeli — decine di migliaia di persone nonostante il sole cocente — ha raggiunto il palco. La forma rievoca un’originale capanna di canne a rappresentare un pezzo di storia del Molise, la transumanza dei pastori con le loro greggi, che per oltre un millennio ha fatto prospere e ricche queste colline quasi «come una Chiesa in cammino — ha notato l’arcivescovo Bregantini — che ben conosce l’odore delle pecore e ne condivide tutte le difficoltà e fragilità». Al centro del palco eretto per l’altare il paliotto realizzato dalla comunità terapeutica La Valle, raffigurante un giovane che sta precipitando nel baratro della droga, dell’alcol, della precarietà lavorativa e che invoca disperatamente un aiuto. Aiuto che arriva con le sembianze di Papa Francesco. A un lato del palco la statua lignea della Madonna della Libera, venerata dal 1412 nel vicino santuario di Cercemaggiore. Con Papa Francesco hanno concelebrato gli arcivescovi Becciu e Gänswein, i presuli della Conferenza episcopale di Abruzzo e Molise, il presidente della Caritas italiana, il vescovo Giuseppe Merisi, e circa duecento sacerdoti. Al termine della celebrazione, con l’automobile scoperta, attorniato dall’abbraccio festante di diverse migliaia di persone, il Papa ha attraversato il centro storico cittadino per raggiungere la cattedrale. Qui ha incontrato gli ammalati; alcuni lo attendevano fuori l’edificio sacro. All’interno il toccante momento con gli ammalati più gravi. Un’ottantina circa. Tra di loro c’erano alcuni ragazzi autistici con gravi problemi. Si è intrattenuto un po’ più a lungo con Francesco, un giovane che «pur non reagendo ormai più a stimoli esterni — ha spiegato la mamma — quando la vede in televisione manifesta tanto interesse». Il Papa lo ha abbracciato teneramente. Toccante anche l’incontro con una donna malata di cancro. Lei gli ha offerto una croce. Il Papa l’ha benedetta e poi nel restiturle la croce le ha chiesto una promessa: «pregherai per me su questa croce».Dopo aver sostato dinanzi alle tombe dei vescovi Alberto Romita e Secondo Bologna — quest’ultimo morto sotto il bombardamento della città il 10 ottobre 1943, durante la seconda guerra mondiale —, il Pontefice ha pregato dinanzi al Santissimo Sacramento, insieme con monsignor Bregantini e il sacerdote più anzano della diocesi, padre Raffaele Bove, novantasettenne. Successivamente il vescovo di Roma ha raggiunto la «Casa degli angeli Papa Francesco», una nuova struttura caritativa della diocesi, realizzata nei locali di una ex scuola, inaugurata proprio oggi dal Pontefice stesso. La Casa, intitolata al Papa in ricordo della sua visita, è dotata di una mensa, un servizio docce, un emporio solidale e uno spazio di ospitalità per gli sfrattati. Ad accoglierlo il direttore della Caritas diocesana, don Franco D’Onofrio, gli operatori e sessantacinque poveri, con i quali il Papa ha condiviso il pranzo. Tra di loro una famiglia originaria del Ghana, composta da marito, moglie e quattro bambini. Erano qui per un’emergenza umanitaria, hanno deciso di restare. Insieme a loro altre tre famiglie con bambini, coppie, donne e uomini con alle spalle storie di sofferenza e di disagio.
Nel primo pomeriggio, si è recato nuovamente all’eliporto, da dove è partito alla volta del santuario dell’Addolorata di Castelpetroso dove è stato accolto dall’entusiasmo dei giovani delle diocesi di Abruzzo e Molise, e da dove successivamente raggiungerà Isernia per gli ultimi momenti della visita: l’incontro con i detenuti della casa circondariale, la visita alla cattedrale e quindi sul piazzale antistante l’incontro con la cittadinanza e l’indizione dell’Anno celestiniano.
(©L'Osservatore Romano – 6 luglio 2014)
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